Di chi è questa follia?
Venerdì ho scritto a Francesco, perché
dovevo rendergli i soldi dell'iscrizione alla maratona. Fra le altre
cose, abbiamo parlato dei nostri progetti per il fine settimana. Gli
dico: “il mio allenatore, che sono io, per il week end mi ha
consigliato di fare qualcosa di massacrante”. “Ah, ma allora
abbiamo lo stesso allenatore, anch'io ho “io” come allenatore e
mi ha consigliato la stessa cosa” risponde “sono indeciso se
andare in pullman a Villasimius e tornare a Cagliari correndo a piedi
o se partire dalla mia casa di S. Margherita di Pula e fare il giro
di Chia di corsa”.
“(questo è pazzo) Se fai il giro di
Chia potrei venire anche io”
“(Questo è pazzo, ora mi tocca farlo
sul serio) Allora a domani”
Non mi restava che abbozzare e
assecondarlo in questa follia.
Io mi assecondo
Sabato mattina pioveva. Ho preso una
mantellina e, senza esitare, l'ho raggiunto alla sua casa di Santa
Margherita. Quando siamo partiti, la pioggia non scendeva più.
Milioni di goccioline d'acqua fluttuavano nell'aria sospese in bilico
sopra la nostra testa oscurando parzialmente il cielo; solo le più
goffe inciampavano cadendo giù con un “plick” disperato.
La domenica prima, entrambi avevamo
corso la maratona di Cagliari come pacemaker e, in settimana avevamo
continuato a macinare km. A tutti e due piacciono le cifre tonde:
Gli confesso: “sono un po' stanco,
l'altro ieri ho fatto 1000 metri di dislivello correndo”
“(allora è proprio pazzo) Io invece
lunedì ho fatto 100km in MTB”
“(allora è lui il pazzo e io lo sto
solo assecondando)”
La prima salita ci porta velocemente
fra i monti del Sulcis, poi comincia la discesa panoramica verso
Teulada. La stanchezza vecchia si addolcisce pronta ad ospitare
quella nuova. Continuiamo ad assecondarci reciprocamente e intanto
l'intimità cresce. Arrivati in paese ci fermiamo a bere alla fontana
e decidiamo di tenerci il “jolly” della coca ghiacciata per
l'ultimo bar che incontreremo poco prima del cinquantesimo
chilometro. In breve arriviamo al porticciolo dove la strada gira e
comincia il lungo meraviglioso ma terribile rientro verso casa lungo
la litoranea.
Dolce follia
Quella strada già percorsa decine di
volte in bici offre nuove prospettive per questa “prima” di
corsa, le pendenze si appianano, le distanze aumentano, le visuali si
dilatano, il mare si avvicina e ci ammicca sorridente, ogni tanto
sprazzi di sole ravvivano i colori. Finiti i saliscendi della
litoranea, decidiamo di aumentare un po' il ritmo per svegliare le
gambe dal torpore dolente. Io sono un po' indolenzito, lui un po'
affannato e il vento è contrario ma riusciamo a correre ad una buona
velocità fino al bar di Chia trascinati anche da un sogno: la coca
cola ghiacciata, che con una fettina di limone si rivelerà di una
bontà stupefacente.
Ormai ci siamo. Dopo 53 km siamo
davanti a casa sua. Non va bene, è una cifra spigolosa. Il progetto
di arrotondarla fino a 60 viene ammorbidito con un mite e godurioso
“corsa fino a 55km poi rientro passando per la spiaggia con i piedi
nell'acqua”. Il mare rinfranca, massaggia. Le gambe ringraziano.
Mentre faccio la doccia, Francesco
cucina 4 etti di pasta alla bottarga e un insalatona onnicomprensiva.
Tornando a casa mi rendo conto che mi
sono dimenticato di dargli i soldi. Stamattina gli ho scritto una
e-mail
“Buon
giorno Francesco,
ieri
ho fatto 55km a piedi "solo" per ridarti i soldi della
maratona e mi sono dimenticato di darteli!Scusa, ma dovremo ripetere.”
Chissà se questa volta mi vorrà assecondare.
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