Le ultime gare – la ronda ghibellina
e il trail del marganai – mi hanno soddisfatto solo parzialmente:
non per il risultato né per la qualità del percorso o
dell'organizzazione ma perché mi hanno lasciato la sensazione che mi
sarei potuto divertire di più. I crampi nel finale e le incertezze
in discesa – un tempo uno dei miei terreni preferiti – che si
sono ripetute identiche nelle due gare mi hanno convinto che devo
provare a cambiare qualcosa in vista dei 75 km della gara del Garda.
Quando, alla cassa del supermercato, ho
visto i pocket coffee, mi sono ricordato che una ventina di anni
prima, durante una gita al monte Genis, gli amici mi chiedevano se
avessi portato il pranzo e io risposi di sì; non avendo io lo zaino,
mi guardavano stupiti. Nel momento in cui tutti gli altri stavano
tirando fuori i panini dallo zaino, io infilai una mano in tasca e
tirai fuori una confezione di pocket coffee. All'epoca era il mio
unico alimento outdoor, necessario e sufficiente come una condizione matematica, e ho deciso di riprovarlo come integratore
miracoloso.
Per recuperare sicurezza in discesa, ho
deciso invece di cambiare scarpe e riprovare con la morbidezza delle
Hoka in attesa della nuova linea tenderly.
Scarpe nuove ai piedi, pocket coffee in
tasca e sono pronto per confrontarmi con i forti amici trailer lungo
le sterrate e i sentieri del percorso che Matteo, Gianfranco e i loro
amici stanno finendo di preparare in vista del sea trail di Porto
Corallo di inizio maggio.
Noto subito che sono animati da vera
passione per il loro territorio e dal desiderio di promuoverlo. Per
una promozione perfetta, il territorio prima si gira poi si presenta
a tavola. Infatti si parte già con la concreta prospettiva del
pranzo.
La Sardegna offre una grande varietà
di territori di grande interesse naturalistico. La straordinaria
varietà di colori della macchia primaverile e delle panadas di
verdure, il blu del mare, il giallo della focaccia di cipolle, per
esempio, si compongono in un'armonia perfetta e sono espressione
della zona di Porto Corallo.
Sul primo tratto di sentiero in ripida
salita non riesco a seguire Stefano ed Enrico ma nel finale, dopo due
pocket coffee, il miracolo si compie e mi sembra di essere io il più
forte.
In discesa, con le scarpe nuove, mi
sento di nuovo sciolto e, non avendo paura dei contraccolpi su
schiena e ginocchia, mi diverto molto e per qualche decina di metri,
provo perfino a seguire Francesco a capofitto nella
ripidissima discesa.
Per la maggior parte, il percorso è
veloce e si snoda su sterrate che percorrono in saliscendi le colline
che costeggiano il mare. Si arriva in spiaggia, il
mare turchese mi fa l'occhiolino. Quando le ondine lambiscono la
sabbia fanno schiuma come birra. È irresistibile e mi ci butto
dentro. Quando vi dicono che il blu è un colore freddo, credeteci;
vi garantisco che è vero. È un freddo frizzante, che solletica
piacevolmente la pelle accaldata come birra in una gola secca. Avrete
capito cosa stavo desiderando e le birre non mancheranno!
Difficile non provare piacere per un
territorio quando viene presentato con tanta passione e in Sardegna, nella sua parte migliore, questo desiderio di condivisione si sposa con la tradizionale ospitalità svelando tanti tesori. Oggi Porto Corallo, due settimane fa il
Marganai, la settimana prossima Crabarissa, poi Villacidro, Isili,
Ogliastra, Baunei, Macomer …
Rientro in auto, ascoltando Mark
Laneghan cantare “I hit the city”. La sua voce mi sgranchisce le
budella. Mark è uno che se anche ripetesse solo “minchia cazzo,
minchia cazzo” resteresti a bocca aperta per come lo dice bene.
Sono i titoli di coda che sugellano un'altra giornata di piena
soddisfazione.
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