Racconti che si
sentono al bar sport, dopo la seconda birra.
“Dopo diversi
anni di matrimonio e tre figli, l'esigenza fisiologica aveva superato
la passione coniugale e ripresi confidenza con una vecchia fiamma. La consideravo come una sorta di integratore da
assumere con regolarità nelle giuste dosi, in attesa di riprendere
una relazione normale. Ci incontravamo nei giorni dispari dei mesi di
31 giorni e in quelli pari degli altri mesi. Incontri brevi, formali,
si parlava del tempo; un rapporto nella norma, quasi professionale,
come fra paziente e pillola, finché un giorno di qualche anno fa
successe un fatto strano: durante la minzione – che è
un'operazione che svolgo solitamente aiutandomi con la mano destra –
dopo la terza scrollata, lei si è rattrappita in
una smorfia di gelosia. Inizialmente non capivo ma, mentre cercavo di
far scendere l'ultima goccia, mi è arrivato un ceffone. Ora sto
molto attento: mai più di tre scrollatine se voglio evitare
schiaffi. Ma non è solo gelosa della mano destra. Quando incrocio una
bella donna, devo abbassare lo sguardo per evitare che, di nascosto,
nella tasca, mi dia colpi con le nocche o dolorosi pizzichi. La cosa
sta perdendo ogni senso logico; doveva essere una storia di passaggio
e invece ora mi parla di bambini, di adozione … Mi sta soffocando,
per fortuna solo in senso figurato, finora. Minaccia di lasciarmi ma
mi segue sempre. Si potrebbe configurare il reato di stalking ma ho
difficoltà a denunciarla … e poi mi mancherebbe; in fondo in fondo
l'amo, almeno come si ama un bicchiere di buon vino all'ora di cena.
Abbiamo fatto pace.”
Con un paio di
sorsi, svuota la mezza ichnusa, poi si prende la mano sinistra e la guarda con
dolcezza carezzandosi le nocche: “ciao cara, ti aspetto domani
sera; vedi com'è pulito il cielo? Verrà fuori proprio una bella
giornata”
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