Ieri mattina ho parcheggiato l'auto
davanti al CRS4 e, alle 8 meno 10, ho cominciato a correre.
Obiettivo minimo 40 km e 2000D+, per
familiarizzare con la sofferenza in vista dell'ultratrail del Garda
dell'8 aprile. Il vento porta umidità dal mare che si condensa
nell'aria formando una leggera foschia e addosso bagnandomi i
vestiti. Dopo le prime salite sui sentieri nel bosco, supero la linea
di cresta e scendo verso il mare, fino alla spiaggia. Il vento viene
di là e l'aria pulita del mare mi riempie bocca e polmoni mentre il
rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera mi riempie le
orecchie. Festeggio mangiando un biscotto e un cornetto
all'albicocca, poi inizio a risalire verso la montagna.
Quando, dopo il trentesimo, mi sento
risucchiare dentro me stesso anche se sono bene allenato, quando vedo
il cruscotto appannato anche se sono completamente fuori dall'auto, è
fame! Mi gioco il pocket coffee e mi resta una bustina da 30 g. di
frutta secca “student mix”. Riesco ancora a godere del fascino
della nebbia che nasconde tutto quello che c'è sotto e sul sentiero
di cresta sembra di correre in cielo.
Quando torno all'auto per fare il pieno
d'acqua, sono al km 36 con circa 1500D+. Devo ripartire. Non c'è più
divertimento, solo senso del dovere. Piacere, sono Lorenzo; io e la
fatica ormai ci diamo del tu, anche se non ci stiamo particolarmente
simpatici. La spia della riserva dei carboidrati è ormai sul rosso e
vengono mescolati con percentuali sempre crescenti di lipidi. Sto
bruciando questa miscela sempre più grassa, fetida e viscosa che
solo l'idea mi fa schifo. Le salite sono più ripide di come le
conoscevo, io sono più pesante e spesso mi tocca camminare. Quando
il sentiero spiana indugio sempre di più prima di ricominciare a
correre. Sull'ultima salita mi salva un gel trovato in un taschino
dello zaino. Ultima discesa: le gambe stanno ancora bene ma il senso
di disagio è forte. 47 km e 2300 D+, sofferenza metabolizzata,
missione compiuta.
All'una e trenta entro al lavoro e,
dopo la doccia, pranzo alla macchinetta con un sandwich e una lattina
di coca. Scrivo l'abstract per una conferenza ma mi sento ancora a
disagio. Conto le monete avanzate e torno in cucina. Trovo una
bustina di maionese avanzo di mensa e con 60 centesimi mi compro un
pacchetto di crackers che spalmo con la salsa. Alle 19 invio
l'abstract ai colleghi e torno a casa. In auto avrei potuto sbranare
qualcuno. Appena arrivato a casa, stappo un'ichnusa cruda da 66 e
l'accompagno con pane e formaggio. Poi cena. Poi, prima di andare a
letto una fetta di torta. Alle 2 di notte mi ritrovo sveglio in
cucina ad aprire armadi e frigo, e automaticamente, senza pensarci,
mi preparo acqua e limone e un'altra fetta di torta. Alle 6 del
mattino sono di nuovo lì, con il cucchiaino nel barattolo del miele.
“Mangia, Mario, mangia. Non lasciare
avanzi nel piatto. Pensa che c'è gente lì fuori, oltre il
trentesimo, che muore di fame.”
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