Quando penso a “soldi spesi bene”,
non posso non pensare alla vaselina. Con un tubetto da un euro, si
possono risparmiare decine di ore di sofferenza. E la “non
sofferenza”, per chi soffre, è pura goduria. Decine di ore di
goduria: sapreste spendere meglio un euro?
Questo pensierino mi serve per
introdurre il trail dei cervi, corso ieri mattina. Si parla infatti
di sfregamenti di parti delicate, corse lunghe, ultratrail,
sofferenza e di soldi spesi bene. Ultratrail per un pelo, perché
supera i fatidici 42196 solo di qualche centinaio di metri ma se
consideriamo anche i 4 km in verticale, 2 a salire e 2 a scendere,
direi che merita in pieno il superlativo. Vero gambe?
La settimana scorsa, alla gran fondo
del Sulcis, avevo avvertito Filippo Salaris che avrei fatto il
percorso lungo e che quindi, se aveva paura di me, era meglio che si
iscrivesse al corto. Non l'ha fatto ma in gara il suo timore era
evidente. Scappava, l'ho visto bene. Aveva talmente paura di me che è
arrivato mezz'ora prima.
Lasciamo andare Filippo e torniamo su
questo pianeta. Si lotta per il secondo posto assoluto e primo fra
gli umani.
Dopo 2, 3 chilometri sono terzo.
Salaris è già sparito oltre i mutevoli orizzonti, Francesco Puddu è
invece vicino, va alla mia stessa velocità e lo seguo a 50-100
metri. Mi avevano promesso pioggia e mi ritrovo fradicio ma del mio
stesso sudore. Mi devo fermare per togliere la giacca. Forse avrei
dovuto fermarmi prima, che tutti quei sali persi mi avrebbero fatto
comodo nel finale. Durante la sosta mi superano Enrico Zaccheddu e
Stefano Gervasoni. Eccoci qua. È contro questi amici che farò la
corsa per il secondo posto. Forzando un po' il passo torno terzo e,
dopo qualche chilometro di lentissimo avvicinamento, supero anche
Francesco e mi ritrovo solo al secondo posto. Sono a un quarto di
gara e avverto già qualche segno di stanchezza; non so se riuscirò
ad arrivare in fondo ma intanto me la godo. Controllo il passo per
non strafare e sto attento a non perdermi. Non ho orologio e il solo
riferimento che ho è quel poco che mi ricordo del roadbook.
|
Al km 15. Foto di Antonio Cuccu |
Dopo una
bella e lunga discesa, ecco finalmente il pittoresco villaggio di San
Gregorio; so di essere al 15esimo km. Al ristoro mi fermo a mangiare
un mostacciolo e riparto. Si ricomincia a salire. Ogni tanto mi volto
senza vedere nessuno. Arrivo ai bei sentieri del parco dei sette
fratelli. La stanchezza aumenta ma ora il percorso è davvero
piacevole e più di metà è alle mie spalle. Tutto bene … o quasi.
Intorno al venticinquesimo chilometro, arrivo ad un trivio di strade
sterrate e non vedo nessun segno. Mi fermo. Guardo bene, niente.
Allargo le braccia e dico una parolaccia. Proseguo per una
cinquantina di metri lungo la strada più bassa ma non vedo niente.
Torno indietro e aspetto. Sono stanco e demoralizzato, non voglio
correre a caso rischiando di stancarmi inutilmente. Dopo qualche
minuto arrivano Stefano ed Enrico. Neanche loro conoscono la strada.
Ne percorriamo una che sale senza trovare segni, torniamo indietro e
ripartiamo piano piano per quella che avevo provato per prima.
Finalmente, un centinaio di metri più in là, vedo una fettuccia di
segnalazione per terra. La leghiamo su un albero e ripartiamo. In
quei pochi minuti ho perso il vantaggio e l'ottimismo. Le gambe sono
stanche e i miei compagni sembrano freschi. Il piacere della
compagnia però compensa la delusione agonistica. Poco dopo inizia la
parte più tecnica. Il percorso è tracciato sul fianco di un monte,
seguendo passaggi naturali fra macchia e rocce; sono davanti e forzo
l'andatura per non intralciare gli altri e, perché no, per provarne
la tenuta. Mi seguono come veri amici. Solo nel tratto più ripido
Stefano si lascia staccare e resto solo con Enrico. Dopo un
bellissimo tratto di corsa libera con passaggi sotto rocce
spettacolari e accanto ad un nuraghe, si torna sulla strada.
All'ultimo ristoro, mi fermo a mangiare un biscotto mentre Enrico
prosegue. Dopo una breve rincorsa lungo una facile discesa, lo
raggiungo e continuo col mio passo. Non mi segue. Sono di nuovo solo
al secondo posto, mancano poco più di dieci km e sono quasi tutti in
discesa.
|
Arrivo sofferente. Foto di Antonio Cuccu |
Sembra perfetto ma qualcosa di strano succede nel mio
fisico. I muscoli si stanno ribellando! Io gli dico di fare una cosa
e loro ne fanno un'altra, contraendosi a caso! Sembra la “corsa
stocastica” che avevo
teorizzato per ridurre la velocità di
un fattore radice di due. Dieci chilometri non sono tanti ma con
l'anarchia muscolare diventano 14. Accorcio i passi e rallento
cercando di riprendere il controllo. Basta però una piccola
variazione di pendenza, un appoggio sbagliato o un passo troppo lungo
per provocare contrazioni dolorose a cosce e polpacci. Intanto
ciuccio dal camelback sperando, con un po' di sali, di ripristinare
la catena di controllo neuromuscolare. Raggiungo un compromesso con
le parti in rivolta ottenendo il minimo sindacale. Ecco i termini
dell'accordo: per i cinquantenni, rivendicano, sono previsti passetti
lunghi non oltre 70 cm, velocità non superiore ai 10 chilometri
orari e salita al passo. Insomma, è sciopero bianco. Il traguardo
non è lontano ma con tutti questi vincoli sindacali, si avvicina
troppo lentamente. Infatti, quando manca poco più di un chilometro
all'arrivo, sento rumori dietro. Mi volto e vedo arrivare Stefano
come un falco. Sta scendendo davvero veloce e non posso fare altro
che spostarmi per lasciarlo passare. Mi distraggo un attimo e
inciampo su una pietra. Per non cadere devo fare un brusco movimento
che mi provoca un crampo grosso. Mi devo fermare per scioglierlo ma
riesco comunque a ripartire e conservare il terzo posto fino
all'arrivo. Enrico arriva poco dopo. Peccato: senza i miei errori di
abbigliamento e quell'incrocio non segnato, quasi sicuramente sarei
arrivato secondo. Ma sono contento. L'accoglienza è davvero bella e
festosa e poi è podio. Un bel podio, perché quasi tutti gli atleti
sardi più forti sono qui. E fra loro c'è anche un anziano
velleitario canuto.
|
Un canuto sul podio, foto di Tore Orrù |
Nessun commento:
Posta un commento