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A Pantaleo stanno arrivando gli ultimi atleti. Il
clima di festa si sta scaldando sotto un bel sole primaverile. Mi
dispiace ripartire ma la gloria mi aspetta a Santa Lucia.
Francesco è partito da una
mezz'oretta, Nello da pochi minuti. Dopo esser stato atteso a lungo,
Efisio parte coi suoi passetti regolari senza aspettare nessuno. Io
provo a seguirlo cercando di sollevare le mie gambe di legno;
staccarle entrambe da terra imitando un'azione di corsa è un'impresa
ma si scioglieranno, ne sono certo. Checco resta indietro 50 metri.
Siamo allo sbando. Come un esercito in rotta ognuno va per conto suo.
Ognuno con la sua gomma da raggiungere, il suo passatore da
esorcizzare, il suo divano tentacolato che lo insegue. Provo a cucire
le fila col filo da imbastire. Avanti e indietro, un dritto e un
rovescio. Parto con Efisio, poi aspetto Checco, poi vado a
raggiungere Nello. Faccio un po' di strada con lui; finisco gli
argomenti di conversazione, lui il fiato e vado avanti al mio ritmo.
Poi, al dodicesimo chilometro, mi fermo ad aspettare tutti. Sono a un
bivio amletico. Da una parte la grigliata allestita dai miei compagni
di squadra, dall'altra polvere e fatica. Mentre aspetto, Lello è lì;
per 4 volte mi ha invitato ad andare con lui a banchettare e per 4
volte ho rifiutato. Ho la gloria bucata, la devo cambiare … si può
essere più stupidi?
Efisio passa e va. Poco dopo arriva
Checco scortato da Agnese in mtb. È molto stanco ma sempre
sorridente e deciso a continuare. Riparto anche io. Da quel punto in
avanti ho deciso di non aspettare più i miei compagni d'avventura e
di correre gli ultimi 13 km col mio passo. Intanto, a Pantaleo, sono
finite le premiazioni e molti atleti tornano in macchina passandoci
accanto. Polvere amica. Un saluto, un incoraggiamento e una passata
di polvere. La polvere non fa in tempo a depositarsi che passa
un'altra auto. Ma va bene così. I disagi dovuti al traffico
veicolare sono una componente del passatore e tanto vale farsi il
callo al naso. Le gambe girano bene, assecondando la strada. Non c'è
sofferenza. Il cambio di scarpe e la passata abbondante di vaselina
hanno evitato che il continuo sfregamento di parti in movimento
provocasse la consunzione di tessuti epidermici con i tipici
disagi associati. Non ho messo la vaselina al cervello e un po' di
consunzione lì c'è. La fatica aumenta progressivamente. Cerco di
non guardare la strada, ne ho già vista abbastanza. Alzo lo sguardo agli
alberi alle montagne e al cielo dietro, alla ricerca di una ragione,
di una motivazione valida. In lontananza mi sembra di scorgere
orizzonti di gloria. Guardo meglio. Che gloria c'è in questa fuga
scomposta dai fantasmi della vecchiaia? Dai tentacoli del divano?
Somiglia più a l'antieroismo cantato dai gufi. Non spingete,
scappiamo anche noi!
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