La sveglia è puntata alle 6.50 ma mi
sveglio un quarto d'ora prima. Ho 15 minuti in più per cagare e ne
voglio approfittare. Decido di farlo in 3 fasi separate: 1) la solita
cagata del buon mattino 2) dopo il caffé 3) prima della gara. Alle
6.50, quando suona la sveglia del cellulare, ho già superato la fase
1) e sto bevendo il caffé per prepararmi alla fase 2). Sblocco il
cellulare ma il trillo continua. Disattivo la sveglia ma quella
continua a suonare. Allora abbasso il volume a zero, ma il volume
resta immutato. I due neuroni svegli mi hanno suggerito di infilare
il telefono in tasca e continuare a prepararmi facendo finta di non
sentirlo. Dopo almeno 10 minuti, mentre sono in “fase 2”,
finalmente il trillo continuo ha svegliato un terzo neurone, il quale
mi urla di spegnere il telefono che vuole continuare a dormire. Non
ci avevo pensato. Spengo il telefono e finalmente in casa torna il
silenzio.
Esco di casa un po' in anticipo. In
macchina, il piede sinistro diventa pesante e mi lancio a 130 sulla
Carlo Felice sfidando i mitici autovelox. L'obiettivo è arrivare ad
Oristano in tempo per la fase 3). Intanto ascolto l'allegra musica
dei “black heart procession” e penso … mi torna in mente Giulio
Cesare, la sua missione in Turchia, le cozze adulterate, la ricerca
affannosa di un bagno e infine la famosa frase “veni, vidi, wc”
(sono arrivato, mi son guardato in giro e ho trovato un wc). Siccome,
all'epoca, non avevano ancora scoperto la vu doppia, Cesare l'aveva scritta
male e gli storici l'hanno interpretata erroneamente.
Arrivato ad Oristano, ne ho ricalcato gloriosamente
le gesta ma, per questa volta, vi risparmio i particolari; se siete
davvero interessati al mio capolavoro, cercate “50 sfumature di marrone” in libreria e ne troverete dei pezzetti.
Ah, non ero andato ad Oristano solo per
cagare. Si correva anche una mezza maratona, alla quale ho
partecipato con la preparazione del tapascione ma col piglio del
sacchettaro. Le aspettative, in termini di riscontri temporali erano
scarse ma siccome premiavano i primi 5 della mia categoria di
vecchietti, avevo qualche speranza. Ero senza cronometro ma un
gentile podista di Sassari ogni chilometro mi aggiornava sui tempi
parziali. I tempi si aggiravano sempre intorno ai 3'55 al km ma la
sua voce era sempre più affannata, finché dopo il tredicesimo non
l'ho più sentito. Nonostante la stanchezza e un fastidioso bruciore
sotto il piede, ho cominciato a superare concorrenti stremati finendo
stanco ma molto soddisfatto, migliorando anche leggermente i miei
tempi dell'anno scorso. Ma più che i tempi conta il cestino: bello,
rosso, carico di vivande. Mi ha fatto ripensare a quella storia di
Giulio Cesare …
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