Ci
sono i limiti assoluti, invalicabili, dettati da condizioni fisiche e
fisiologiche e poi ci sono i limiti della gabbietta che ognuno si
costruisce intorno per vivere tranquillo. Non bisogna confonderli per
evitare di cadere in equivoci e pericolose incomprensioni … come
quella volta …. “ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti”
mi disse l'ispettore Callaghan. “Chi si ferma per non superare i
propri limiti, continuerà a gattonare per tutta la vita” risposi
io baldanzosamente un attimo prima di esplodere. C'è chi
crede che sia impossibile uscire dalla gabbietta e chi invece, come
noi velleitari, cerca di sfondare i propri limiti fisiologici. Per
combattere questa forma di stupidità che mi impedisce di
autolimitarmi devo trovare stratagemmi compensativi; dovrei inventarmi dei limitatori di velleità, delle specie di dossi da mettere nel cervello per obbligare l'ego ad andare piu' piano.
Questa introduzione patafilosofica
serviva per spiegare come mai sono così contento del risultato
conseguito alla Gran Fondo del Sulcis. Ho impiegato 10 minuti in più
del mio personal best e 5 minuti più dell'anno scorso ma sono
arrivato stanco come stanco ero partito o poco più. Come ho fatto a
limitare la velleità e salvare le gambe in vista dei 75km del trail
BVG di sabato?
Era l'undicesima edizione della gara
alla quale ho partecipato per l'undicesima volta. Non potevo mancare,
mi sento cromosomicamente parte del dna della gara. Quindi la
strategia di dimenticarsi l'iscrizione è saltata per evitare il
rischio di pericolose mutazioni.
Una volta partito, con il numero
appuntato sulla canottiera, come ho fatto a non farmi prendere
dall'agonismo?
Overdose di camomilla o overdose di
stanchezza?
Se uno parte già stanco non può
stancarsi o, comunque, non si metterà a correre come un matto per
inseguire un podio di categoria. La camomilla, invece, sopra certe
dosi ha effetti collaterali che possono impestare la camera da letto
o l'ufficio, come ho imparato dal mio collega della stanza 223. Ho
messo allora in atto la strategia numero 2, mettendo oltre 2000 metri
di dislivello nelle gambe fra giovedì e venerdì e oltre 90
chilometri di bici ieri. Altro che camomilla. Ero pronto.
Prontissimo, oserei dire; facevo fatica ad alzarmi dalla sedia e il
mio io velleitario mugolava mestamente sotto le bastonate.
Sono restato a guardare quando Mario si
allontanava e poi ho rinunciato ad inseguire Flavio; li vedevo,
sapevo bene che erano della mia categoria ma le gambe hanno deciso
autonomamente di rinunciare a seguirli. A dire il vero, sapevo anche
che sul podio c'era posto per tre.
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