Mentre mi reco in auto a Chia per la
gara, metto il riscaldamento a palla per fare il pieno di calore e la
musica a volume alto per coprire pensieri rumorosi. Sono i soliti
pensieri. Chi me lo fa fare di uscire dal calduccio di questa auto
per buttarmi nel mare gelido con la tosse e il raffreddore? Che
obiettivi posso mettermi nelle condizioni in cui sono? Che gusto c'è
a fare una gara così solo per finirla, ammesso che ci riesca, quando
ho già finito gare ben più difficili? Come farò a divertirmi senza
essere competitivo? Cosa farebbe un verme al mio posto? Non trovo
risposte ma non faccio inversione a U per tornare a casa e sdraiarmi
sul letto. Le risposte verranno, spero, vivendo l'esperienza e,
nonostante la malattia che mi ha impedito di allenarmi nelle ultime
due settimane, lasciandomi, fino a ieri, in condizioni pietose dopo
ogni minimo tentativo di allenamento e che ancora mi possiede,
nonostante … , alzo ancora il volume della musica e tiro dritto
verso la partenza.
Mi sento debole e indolenzito.
L'obiettivo sarà cercare di sopravvivere guardandomi intorno per
cercare di capire perché lo sto facendo. Nel nuoto questo mi induce
a partire con un'andatura tranquilla, cercando la bracciata lenta ma
efficace. Al secondo giro però sento il freddo che mi entra dentro.
Per sopravvivere devo anche evitare di morire assiderato. Accelero o,
almeno, sbatto i piedi più forte e scuoto le braccia con maggior
vigore per non congelare. Mi basterebbe alzare un braccio per farmi
ripescare e riportare a riva ma non manca molto ed esco in 41 minuti.
Dietro sono in pochi ma, nonostante tutto, sono vivo e questo, oggi,
è ciò che conta. Uscito dall'acqua fatico a corricchiare per
raggiungere la zona cambio. Arrivato alla mia postazione tolgo la
muta con difficoltà e comincio a tremare. Tutte le operazioni
diventano complicate con il parkinson. Non avendo maglie di lana, mi
infilo il gilet antivento e, dopo un tempo indefinito, inforco la
bici e parto.
Grazie Andrea per le foto! |
Dopo le prime due salite, la
temperatura corporea è tornata a livelli da “uomo vivo”; lo
svantaggio è che, uscendo dall'ibernazione, mi è tornata la
sensibilità e con essa la consapevolezza del mio stato. Come
prevedevo, la debolezza si fa già sentire. Sopravvivere vuol dire
non spingere troppo sui pedali per non far diventare la fatica
“esaurimento”; non combattere contro il gps e accettare con
serenità il suo verdetto o almeno provarci. Solo nel tratto più
tecnico e bello della fantastica provinciale costiera mi diverto;
sulle salite il mal di gambe mi sembra abbia uno scopo: arrivare alla
prossima discesa. Incrociando Jan Frodeno, in testa alla gara, gli
urlo: “go go go go!” e vedo che mi fa un cenno di apprezzamento!
Non è una macchina e, per fare quel gesto, si è scostato per un
attimo e di qualche centimetro dalla posizione aerodinamica perfetta.
Questa sì che è una soddisfazione! Grande Jan.
Riesco a finire anche la seconda
frazione: 3h05 per gli 85 km di gara sono una prestazione assai
mediocre e 20 minuti più dell'anno scorso ma, nonostante tutto, sono
vivo e oggi è ciò che conta di più.
Inizio a correre a fatica e mi guardo
intorno. Il percorso consiste in 4 giri da 5 km da fare “a
bastone”, in cui, a parte Jan che è già arrivato, si incrociano
più volte tutti i concorrenti. Ad ogni giro, si conquista un
braccialetto elastico di colore diverso e vedo che i miei soliti
avversari hanno tutti già completato almeno un giro e Teo e
Francesco sono molto avanti, nonostante anche loro abbiano i loro bei
“nonostante”. Presto ritrovo un passo efficace e il gusto del
gesto e inizio a superare. La sensazione di stanchezza è attenuata
dal confronto con chi mi sta vicino. Supero tutti … o quasi;
“attenzione” mi dice uno in bici; mi metto dietro la linea gialla
e guardo passare il treno in transito: è Sara Dossena e resto a
bocca aperta per l'ammirazione.
Eccesso di velocità? Marescià, la prego, non mi faccia la multa! |
La fascia del chip ha lasciato una
striscia sanguinolenta intorno alla caviglia ma, come anche la
vescica nel piede, è per me un dettaglio di scarso rilievo, un lieve
fastidio e nulla più. La frustrazione per non essere riuscito ad andare
forte quanto avrei voluto, soprattutto in bici, è compensata dalla
soddisfazione di aver portato a termine la gara decentemente
nonostante … le sfide in gara sono quasi sempre precedute da sfide
a chi ha il “nonostante” più grosso. Questa volta Teo le ha
vinte entrambe ma nonostante ciò, sono soddisfatto. Il nonostante
c'è sempre ma oggi di più; lo dichiaro sempre ma solo dentro di me
posso sapere quanto sia autentico e quindi questa soddisfazione me la
tengo per me. Mi offro una birra al bar e me la bevo da solo, con
molta calma, seduto al sole sulla terrazza del Chia Laguna. Me la
dovevo.
Poi mi alzo e torno a socializzare.
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