Ho approfittato delle vacanze pasquali
per guarire dalla mezza influenza che mi aveva colpito a tradimento,
passando le giornate chiuso in casa, in buona parte sdraiato sul
letto; per fortuna lo stomaco non ha subito l'attacco dei maledetti
microbi e il resto del tempo l'ho passato a tavola. Fino a ieri ero
ancora posseduto dal male. Oggi invece mi sento sano come un verme. I
sintomi, a parte qualche residuo colpo di tosse fossile e un ripieno
di muco, sono spariti ma mi sento molle, come un verme, appunto. Non
pedalo seriamente da più di due settimane, non corro da oltre dieci
giorni e non tocco il mare da ottobre. Le gambe mi servono per
trascinarmi da tavola a letto o, ora che sono rientrato al lavoro,
dall'auto alla scrivania ma preferiscono stare ferme allungate sotto
un tavolo o dentro ad un letto e forse sono in procinto di staccarsi
per completare la metamorfosi a questa mia nuova forma di vita
invertebrata. Ma la testa è sempre quella e sta uscendo dalla
bambagia da cui era sommersa e, domenica in gara, sarò un verme
super combattivo. Striscerò con velleità moderate; sarò un verme
della mela che si crede anguilla in prima frazione, poi biscia e
perfino vipera 1
Attenti Teo, Francesco e compagnia! Se
provate a calpestarmi tirerò fuori veleno da questi dentini da
verme. Tu Invece, Jan Frodeno, calpesta
pure; la mia faccia sotto i tuoi piedi e puoi muoverti
quanto ti pare e piace e io zitto sotto! (cit. Troisi, Benigni)
Per noi vermi è un onore essere calpestati da cotanta scarpa.
1 Un verme velleitario,
tanto tempo fa si affacciò dal buco di una mela:
“Buongiorno Eva; è buona questa
mela, ne vuoi un po?”
“e tu, piccola creatura, chi
saresti?”
“Serpente, sono un serpente”.
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