Ieri,
mentre a Cagliari si correvano i 30 km della "Karalis 30:
Corriamo insieme ... liberi dal dolore" ho corso a Santa Lucia i
30 km della "Incubo del giorno dopo: Corriamo da soli ... pieni
di dolori".
Li
ho corsi
piano piano,
fermandomi
a chiacchierare e
a bere nei torrenti
ma 30 km sono pur sempre 30 km e vanno
fatti. Può sembrare una banalità ma in realtà … sono ben due
banalità. La prima: 30 km sono sempre 30 km1. La seconda:
per fare 30 km i 30 km vanno fatti. Comunque, sommando due banalità
si ottiene una verità inconfutabile.
L'idea
– sembra figa – era quella di provare a correre con le gambe
massacrate dal trail del giorno prima. Un allenamento di testa per il
passatore, direbbe qualcuno. Più precisamente, direi che ho portato
a spasso il mio zombie, visto che sarà lui a dover correre la
seconda metà del passatore.
Comunque
ce l'ho fatta. Sono partito un po' rigido, tipo, appunto, zombie, e
piano piano mi sono sciolto, tipo marshmallow. La foresta del Sulcis
intorno a me ha fatto da sedativo e dopo 2 ore e 40 minuti sono
tornato alla macchina. Appena in tempo: stava suonando la campanella
che annunciava la fine dell'ora d'aria della mia casa di riposo.
Note:
1
se non ci si avvicina troppo alla velocità della luce. Altrimenti
varrebbe: 30km = 30km*sqrt[1-(v/c)2]. La velocità della
luce comunque ieri era sufficientemente lontana da far valere
l'approssimazione non relativistica.
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