Corposo, rotondo, si accompagna con
prosciutto stagionato, coppa e formaggio pecorino.
Se sai che molti atleti più forti di
te non sono presenti e che anche il “te stesso” del passato ti
avrebbe battuto facilmente, che gusto si prova a vincere?
Miele. È dolce, intenso e dal
retrogusto durevole. Le consapevolezze menzionate qui sopra ti inibiscono l'orgasmo agonistico ma sapere che “ora e qui” sei il più forte
ha comunque un buon sapore.
Al secondo chilometro, in testa ci sono
tre atleti che, iscritti alla gara corta, devono fare un solo giro;
li seguono, ormai a distanza, Alessandro con Magliabianca mentre io,
superato Francesco, oggi un po' in affanno, li sto per raggiungere.
Mi accorgo che i due davanti hanno sbagliato strada, li chiamo con un
urlo e mi raggiungono quasi subito. Se non li avessi chiamati, avrei
vinto più facilmente ma il gusto della vittoria sarebbe stato
diverso: sempre dolciastro ma stucchevole e dal retrogusto
amarognolo. I primi tre non mi hanno sentito e hanno perso 3 minuti
per ritrovare il percorso senza più riuscire a recuperarli.
Bisogna avere occhio, non ci si deve
distrarre. Occhio ai segni e alle trappole del terreno. Osservo i due
che sono con me e vedo che faticano un po' a seguire i segni del
percorso e non si trovano molto a loro agio su sabbia e aghi di pino.
Alessandro lo conosco, so che è forte, Magliabianca no, ma vedo che
ha un buon passo. Sulla salita ripida e sabbiosa sembra davvero
brillante, io lo seguo col mio passo da salita, controllato, con
lungo appoggio sul terreno e baricentro (detto anche culo) che sale
senza balzi. Improvvisamente lui si mette a camminare e io, col mio
passo strascicato, lo supero guadagnando un po' di terreno. Non mi
lasciano andare però e, finita la salita, mi raggiungono nuovamente.
Intorno all'ottavo km, in un tratto di discesa insidiosa, ripida e
sabbiosa, supero Alessandro e mi butto giù sciolto e veloce. Sono di
nuovo da solo e questa volta lo sarò fino all'arrivo. Poco dopo il
percorso passa sulla spiaggia per 400 metri. Cerco il bagnasciuga ma
è inclinato, molle e battuto dalle onde. Bisogna correre su sabbia
asciutta. Un occhio al percorso, sono io che lo apro e devo scegliere
le traiettorie migliori, un occhio al bellissimo mare e il terzo
occhio rivolto all'indietro a guardare i concorrenti. I primi due non
sono lontani e, più distante, vedo anche Francesco. Continuo a
spingere e al dodicesimo chilometro, approfittando di un tratto “a
bastone” all'inizio del secondo giro, controllo di nuovo la
situazione. Ho almeno un minuto di vantaggio sui miei inseguitori.
Vedo anche arrivare i primi della 12 km: Ho vinto anche quella! Il
primo ha un paio di minuti di distacco e quindi, dopo i 3 minuti
persi nello smarrimento iniziale, non mi ha recuperato quasi niente.
Sto bene, so cosa mi aspetta e mi rilasso. È una bella sensazione.
Nei 12 km che mancano posso godermi la bellezza dei posti e il
divertimento offerto dalle innumerevoli sfumature del percorso. Devo
solo stare attento a tenere un occhio sui nastri bianchi e rossi per
non sbagliare strada. Al secondo passaggio sulla spiaggia, dietro di
me non si vede nessuno. Comincio ad assaporare il gusto della
vittoria: è energetico e analgesico e non fa sentire la fatica.
All'arrivo ho 5 minuti di vantaggio sul
secondo, Francesco, anche lui a suo agio su questo tipo di terreno,
che ha avuto la meglio su Alessandro e su Magliabianca che si è
perso.
Premiazioni. Il gusto della vittoria,
corposo e rotondo si accompagna con prosciutto stagionato, coppa e
formaggio pecorino. Niente prosciutto, neanche stavolta, ma la coppa
c'è. Non il salume purtroppo. O forse è meglio così. Non me
l'aspettavo ma mi ha fatto piacere ricevere quell'inutile trofeo,
l'ho sentito meritato e l'ho mostrato ai figli con orgoglio senile:
forse sto diventando collezionista o forse solo vecchio.
Oggi, per premio, doppio riposo:
un'oretta di bici su strada in pianura e una mezz'ora di nuotata
tranquilla.
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