Petto villoso e q.i. sono molto fuori
moda. Pensavo di depilarmi il q.i. ma poi ho deciso di lasciar
perdere e depilarmi dentro, radendo i villi intestinali e i peli
dello stomaco. Col q.i. peloso ma senza peli sullo stomaco sono
pronto a sputare benzina su un tema caldo.
Gli aspetti interessanti sul tema
dell'immigrazione sono davvero tanti. Oggi mi limito ad esaminarne
uno, quello culturale.
Il principio di conservazione vale a
molti livelli diversi: da quello individuale (morire il meno
possibile) a quello della specie (vietato estinguersi). Fra i livelli
intermedi, il più importante è sicuramente quello della
conservazione della cultura. Per intenderci, una cultura che porti i
valori del benessere senza quelli della conservazione è quasi
sicuramente destinata ad essere sopraffatta da culture più
“barbare”. Per fare un esempio attuale, potrebbe essere
pericoloso accogliere tutti se poi non si è in grado di insegnare la
cultura dell'accoglienza e della tolleranza a coloro che vengono
accolti. Però, rinunciare alla civiltà diventando barbari
(razzisti-xenofobi-cattivi come bestie che fiutano il pericolo)
per difendere la civiltà dai barbari sarebbe idiota come suicidarsi
per non morire. Si deve allora proprio scegliere se diventare peggio
degli estremisti islamici o lasciarsi estinguere con dignità?
Secondo me, no.
Ricordiamo il principio di
conservazione: “dato un insieme A, un'azione è buona quando, come
conseguenza di questa azione, il numero di elementi di A aumenta”.
Quando A è una cultura, per aumentarne gli elementi e conservarla ci
sono due vie: la via demografica e quella dell'integrazione. In
particolare, se A è la “cultura umanista occidentale”, la via
demografica è intransitabile già da qualche decennio. L'unica
strada rimasta è quindi quella dell'integrazione culturale, in cui
si recepiscono le parti positive della cultura di chi arriva,
arricchendo così quella di chi ospita (penso, per esempio, a cucina,
arte, … ) restando fermi sui princìpi fondamentali dell'etica
umanista velleitaria ovvero sulla cultura del “vivere bene”.
Come questo possa essere realizzato in
pratica, non lo so bene. Integrare i bambini con l'istruzione
scolastica e il senso di appartenenza sociale – anche attraverso la
cittadinanza dello ius soli – è così ovvio che non vedo
chi possa sostenere il contrario. Il problema potrebbero essere gli
adulti, soprattutto quando i flussi migratori sono così importanti.
Dare esempio di civiltà è sicuramente più efficace che dare
esempio di inciviltà, come fanno molti buzzurri, e potrebbe servire
ad isolare gli estremisti ma potrebbe non bastare quando si hanno di
fronte culture aggressive e con alta capacità di penetrazione. È un
tema difficile ma è su questo che dovrebbe concentrarsi l'attenzione
e il dibattito. Il resto è ciancia.
Ecco. Ho sputato. A proposito, qualcuno
si lamenta che gli immigrati sputano troppo … beh non più di me!
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