Sarebbe meglio tenersi il Q.I. ben
nascosto nelle mutande, che ostentarlo è scandaloso. Sarebbe meglio
tenersi l'intestino ben nascosto nel diametro definito dalla
larghezza del bacino anche se le sporgenze intestinali sono
considerate socialmente più accettabili di quelle del Q.I. (solo in
spiaggia sono severamente vietate entrambe, insieme al gioco della
palla). Io, però, non mi vergogno delle mie sporgenze, non ho paura
dello scandalo.
In tram, in filobus e in littorina, è
anche vietato sputare sentenze sul pavimento e si ricorda che la
bestemmia è reato. Qui, invece, lo sputo è libero, tanto, prima o
poi, si secca. E allora, con il ventre ben in evidenza e il Q.I. di
fuori, continuo a sputare sentenze sul pavimento di questa
sputacchiera.
Sono velleitariamente convinto di
possedere la “verità” ovvero i princìpi universali che
permettono di distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene dal
male, il bianco dal nero, il dritto dal rovescio. In sostanza i
princìpi sono due: il principio di conservazione e il principio
del massimo benessere: sopravvivere e vivere bene, conservazione e
progresso … . Due princìpi possono essere troppi e occorre trovare
il giusto equilibrio che, in estrema sintesi, si può enunciare così:
“vivere il meglio possibile senza scordarsi di sopravvivere”
oppure “sopravvivere è una condizione necessaria (ma non
sufficiente) per vivere bene”.
Per convincere il mondo, a partire da
me stesso, della validità e utilità di questo approccio teorico,
sto provando ad applicare questi princìpi, nel modo più rigoroso
possibile, agli eventi di attualità. Questa settimana il mio sputo
si indirizzerà sul dilemma dell'eutanasia. La morte dolce deve
restare una specialità svizzera come il cioccolato fondente o può
essere esportata? Olio di palma o burro di cacao? Sarebbe un bene o
un male? Scopritelo con me.
La conservazione della specie si affida
a due concetti fondamentali: riprodursi come conigli e non morire.
L'aspetto riproduttivo lo esamineremo in tutti i suoi dettagli, anche
i più scabrosi, in altre puntate. È una promessa. Qui, invece, ci
concentreremo sul “non morire”.
Le tradizioni portano chiari i valori
della conservazione; è inevitabile, altrimenti non si sarebbero
conservate fino a noi – la religione che invitava al suicidio
collettivo è sparita il giorno stesso in cui il loro Dio si è
manifestato esaudendo il desiderio degli adepti.
Per esempio la religione cattolica su
questo è chiarissima: il suicidio è peccato mortale. Seguendo
questa linea di pensiero, i conservatori britannici stanno
considerando di proporre la pena di morte per i suicidi. Il fatto che
la morte sia un tabù, qualcosa da temere come la morte, fa sì che
si cerchi di starle lontana e che ci si conservi il più a lungo
possibile. Se invece la morte fosse considerata come un'opzione, una
scelta certamente definitiva ma non necessariamente brutta o
dolorosa, anche dolce, magari più dolce della vita che si prospetta,
potrebbe avere delle conseguenze anche importanti sul futuro dell'
“homo sapiens” o anche solo della cultura che trasmetta questi
valori.
Allora? Bisogna tenere conto di questi
aspetti per evitare il pericolo dell'estinzione ma sicuramente, entro
questi limiti, evitare sofferenze croniche e ridurre la paura della
morte, significherebbe migliorare in modo sostanziale la qualità
media della vita. Un controllo su base statistica potrebbe essere
sufficiente a controllare pericolosi abusi e “vivere il meglio
possibile senza scordarsi di sopravvivere”.
Vivere senza paura della morte, morire
senza soffrire, vorrebbe dire vivere meglio. La morte, forse,
diventerebbe un'opzione ma non la sceglierebbe quasi nessuno.
Ecco, ho sputato.
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