Genitore, atleta, allenatore,
presidente, amico di tanti atleti … oggi ero tutte queste persone
insieme: troppe.
Il genitore ha trascinato il figlio
Francesco con subdole minacce fino alla gara ma non ha assistito alla
partenza e il figlio non è partito.
L'atleta non si è riscaldato e ha
boccheggiato col cuore in gola e le coronarie nelle orecchie dalla
partenza all'arrivo, impiegando 4 secondi più dell'anno scorso.
L'allenatore che avrebbe voluto far
correre i bambini, forse ne ha dimenticato qualcuno a Capoterra, uno
non è partito e una l'ha vista cadere.
Il presidente era convinto di riuscire
a fare i rinnovi delle tessere e di distribuire i panettoncini ai
bambini ma non ha fatto niente di tutto ciò.
L'amico era talmente perso e
disorientato che quando gli hanno fatto un regalo di natale quasi non
ha ringraziato.
Non tutto è stato un disastro, però.
Francesco, il figlio del genitore, era
contento di non essere partito.
L'atleta si è consolato con un terzo
posto su sessanta della sua categoria
L'allenatore ha visto i bambini
impegnarsi a fondo, una anche rialzarsi e ripartire dopo la caduta.
Il presidente ha visto una squadra che
sta diventando squadra con bambini, genitori, atleti e allenatori che
si aiutano e incoraggiano, nonostante il presidente.
L'amico, ogni volta che si girava,
vedeva amici a cui aveva un sacco di cose da dire e un sacco da
ascoltare.
Giancarlo ci ha regalato anche il sole.
Insomma sarebbe stata una bellissima giornata di festa: peccato solo
questa gran confusione mentale. E nonostante tutto quello che avrei
voluto ancora dire, fare, baciare … mi sono lasciato trascinare via
senza opporre resistenza.
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