23 dicembre: Passeggiatina a Norcia,
giusto giusto per arrivare a Fermo con una punta di appetito.
Arriviamo che è già apparecchiato.
Anellini al forno, arrosto di vitello – sono pieno – formaggio e
dolci assortiti, spumante, vino e vino dolce.
24 dicembre: 1 ora di corsa
sulla collina, panorami salite e discese. Rutti confermano lo stato
di avanzamento della digestione. Sto avendo la meglio. La testa si
libera dal torpore appena in tempo per sedermi a tavola.
Pizza, crostini al salmone – sono
pieno – insalata russa, tagliolini allo scorfano, code di rospo al
forno, formaggio e dolci assortiti … nella nebbia arriva babbo
natale.
25 dicembre: 2 ore di corsa sul
lungomare adriatico, 25 km fra pista ciclabile, pineta e marciapiede.
L'insulina e i muscoli si litigano il glicogeno del sangue. Finiscono
pari ma io sono esausto.
Fritto all'ascolana, crostini,
tortellini in brodo, arrosto, galantina, formaggio e dolci assortiti,
spumante, vino e vino dolce.
26 dicembre: mattina. Fuori piove, in
testa ho la nebbia e non esco. Aspetto il pranzo.
Tagliatelle fritte, sformato di
tagliolini, avanzi …
Pomeriggio, c'è il sole ma sono
sopraffatto dal cibo e rischierei di vomitare.
Mi arrendo: mi sono ormai trasformato
in uno di quei vermi il cui corpo serve solo a ricoprire e proteggere
l'intestino. Ormai sconfitto, non rinuncio però all'ultima sortita
per salvare l'onore. Non credo che sopravviverò. Sono le 4 meno 10,
l'aria è limpidissima e frizzante, illuminata a sprazzi dagli ultimi
raggi di sole. I primi rutti si portano dietro un liquido dal buon
sapore di tagliatelle fritte. Su e giù per i colli, in dicesa i
contraccolpi dei passi appesantiti dal peso del mio stomaco
ipertrofico accompagnano i movimenti peristaltici come una buona
centrifuga. In salita, cuore e muscoli succhiano glicogeno e acidi
grassi dal sangue. La testa ringrazia scotendosi dal torpore. Il sole
è tramontato ma voglio correre ancora. Con un saliscendi su
ripidissime strade agricole, passo al crinale accanto. I rutti sono
ormai asciutti e il passo ha acquistato una buona lena. Nella
semioscurità, una falce di luna si staglia sul cielo e le luci dei
paesi, sulle colline. I rutti ora cominciano a uscire da sotto: il
più è fatto. Rientro che è ormai buio. Sembrava impossibile ma
l'ho avuta vinta anche questa volta.
Ora vi devo lasciare che è pronto a
tavola.
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