L'etica è “vivere
bene”. Potrei fermarmi qui, perché con queste due parole ho già
detto tutto, ma voglio essere più esplicito: “vivere” esprime la
sopravvivenza o il “principio di conservazione”, mentre “bene”
esprime l'aspirazione dell'uomo verso il progresso o il “principio
di massimo benessere”. In queste due parole c'è anche il loro
equilibrio. “Bene” qualifica l'azione “vivere” e, nel
contempo, “vivere” è condizione necessaria per “vivere bene”.
È un principio così
ovvio che non si dice, nessuno lo cita, nessuna scuola lo insegna.
Ma, a furia di non dirlo, ci si dimentica anche di metterlo in
pratica.
La
nostra cultura dominante, infatti, puntando al benessere si dimentica
spesso del “vivere”, tanto che siamo in una crisi demografica
forse irreversibile, e usa con irritante disinvoltura il concetto di
“ricchezza” al posto di “bene”. La religione cattolica,
insieme a quasi tutte le culture “tradizionali”, al contrario,
spinge verso la sopravvivenza a tutti i costi scordando l'importanza
della qualità della vita.
Vivere,
all'infinito è impersonale. Può essere coniugato al singolare
“vivo” o al plurale “viviamo”. Al singolare indica
l'etica personale, al plurale
l'etica sociale.
Dal
punto di vista matematico, la
vita si costruisce come un integrale sul tempo di infiniti momenti
presenti
La
qualità di una vita vissuta si misura quindi con l'integrale nel
tempo, fra nascita e morte, della qualità dei momenti presenti.
Il
tempo è quindi la base sulla quale si costruisce l'altezza (o la
bassezza) dei rettangoli di vita. Non basta avere il tempo, quindi
come non basta avere le risorse per vivere bene. Tempo senza risorse
o risorse senza tempo non valgono niente.
Per
vivere bene, bisogna cercare di rendere più lunghi e alti possibile
tutti i momenti presenti di cui è fatta la vita: rendere più
piacevole possibile una domenica mattina, rendere più lungo
possibile un momento di gioia … e, viceversa, rendere più corti
possibile i momenti in cui il benessere diventa negativo e lascia il
posto al malessere.
Passiamo al plurale,
ovvero all'etica sociale. Ogni società è una somma di uomini e,
introducendo il principio di uguaglianza per il quale tutti hanno lo
stesso diritto a vivere bene, il “vivere bene” sociale diventa
semplicemente la soma di quelli individuali:
Un'azione
è buona se fa vivere meglio o, detto in termini matematici, se in
conseguenza di essa, B aumenta.
Ecco,
ho detto tutto. In estrema sintesi questa è l'etica e, ora che la
conoscete, potrete, finalmente, vivere felici.
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