Oggi avevo un demonio da esorcizzare e
sfidando previsioni meteo nefaste, mi sono fatto, in solitaria i 35
km del percorso di gara del trail che sto organizzando per il 5
maggio. Scopi collaterali: registrare la traccia, fare un trail lungo
“tirato” e stabilire un tempo di percorrenza di riferimento.
Avrei voluto partire alle 8 ma ho preferito aspettare di vedere se
riuscivo a digerire la colazione. In questo periodo sono posseduto da
un demonietto che si è introdotto nel mio corpo, due dita
sottopelle, più o meno in corrispondenza dell'ombelico.
Non è ancora riuscito a
farmi parlare in sanscrito con gli occhi rovesciati. Mi fa però
pronunciare messaggi in bassa frequenza dal sedere. Lo sento che
respira forte e il suo alito sulfureo mi gonfia e poi sfiata dall'ano
con voce profonda; non ho mai detto niente di così profondo come in
queste notti. L'odore è inconfondibile. Il tanfo di zolfo non lascia
dubbi. È un parente di Satana.
La corsa è una forma di esorcismo, di
purificazione fisica e mentale. Prima di rivolgersi al medico o al
prete, vale la pena provare a fare una bella corsa. Perciò, quando
ha smesso di diluviare, un cielo ottimista mi ha convinto a partire.
Ogni tanto piove poi esce il sole,
l'arcobaleno, poi piove di nuovo. Vedo subito che i torrenti sono ben
più gonfi di come li avevo lasciati a inizio gennaio. Il percorso è
bello, vario e quasi tutto corribile, almeno fino al 17esimo km,
all'ingresso della gola. Qui si seguono tracce di sentiero guadando
ennanta volte il torrente con passaggi spettacolari su rocce e fra
gli alberi plurisecolari di un bosco primordiale; intanto le pareti
della gola si alzano sempre di più fino ad incombere vicinissime da
entrambe le parti.
Le mie brooks nuove scivolano sulle
pietre bagnate. Lo capisco quando mi ritrovo col sedere nel torrente
e lo capisco ancora meglio quando mi ci ritrovo dentro con la pancia.
Altro che bagnare o non bagnare le scarpe. Oggi immersione completa,
purificatrice, esorcizzante. Oltre ai guadi, anche fuori le rocce
sono bagnate di pioggia e in molti passaggi devo andare molto piano e
appoggiarmi con le braccia per non scivolare ma non riesco a evitare
un tuffo nei rovi. Maledico l'organizzatore che però, essendo io, è
già maledetto e posseduto e la maledizione scivola via leggera. Qui
la natura è dura, difficile, selvaggia e meravigliosa. Si fatica, si
soffre ma vale la pena, eccome! Per la gara c'è da lavorare,
tagliare rovi, sistemare pietre e sperare in una giornata asciutta
per offrire una versione più soft. Oggi è hard. Esco dalla gola ma
continuo a guadare: piedi nell'acqua a altri piedi nell'acqua … o
forse erano gli stessi … . Durante un guado mi entra sabbietta
nella scarpa destra ma basta il guado successivo per lavarla. Al
24esimo km si ritrovano strade e sentieri facili e dopo gli ultimi 2
guadi, non mi resta che correre. Si torna a vedere il mare,
l'arcobaleno; ormai sono libero dal male.
34.5 km in 3h43, trenta guadi, dieci
scivolate, due cadute e un maligno estirpato. Questo il bilancio.
Preparatevi bene che il 5 maggio dovrete fare meglio di me.
Bellissimo racconto, nel bene e nel male! ehehehe
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