Si
parla molto dei prezzi delle
manifestazioni sportive, in particolare di quelle podistiche e ancora
più in particolare, dei trail. Esiste un costo di riferimento “1
euro al km” che, secondo me, è arbitrario e non ha
alcuna giustificazione economica in assoluto: esistono due tipi di gare e
si dovrebbe distinguere fra di esse.
Dopo i 12 euro dell'anno scorso, quest'anno per avere un minimo di margine forse aumenteremo un po', facendo comunque pagare l'iscrizione sia della 20km che della 35km, non più di 15 euro, offrendo, perfino, ad ogni finisher, una medaglietta del cazzo fatta col tappo di una non filtrata bevuta personalmente da uno di noi. Aiuteremo tutti i nostri super atleti a curare il ventre con pranzo e birra a volontà obbligatori e compresi nel prezzo.
Esistono le gare “evento figo” che
offrono una medaglietta del cazzo fighissima, ingaggiano come
testimonial il super atleta internazionale che trasmette fighezza
solo a passarci vicino - immaginati poi se ci fai un selfie! -,
“regalano” la maglietta all'ultima moda, in tessuto
fanta-spaziale con il logo disegnato da Picasso, animano la festa con
le urla di un DJ di radio pop international, offrono un bel menù “a
sottrazione”, in cui, cioè, sono stati tolti tutti gli ingredienti
“non fighi”. Magari ci si sporca anche di fango ma solo dal
momento in cui sporcarsi di fango fa figo. Gli atleti vengono anche
da fuori, perché è un evento figo, ne parla il gazzettino dello
sportivo figo; si respira un'atmosfera figa, chi se ne frega del
costo. Se non te lo puoi permettere, non partecipare, per te ci sono
le gare popolari. Tanto il tuo posto verrà preso da un manager
milanese; il prezzo, devi sapere, lo fa il mercato.
Poi esistono le gare “popolari”, in
cui conta solo la corsa, il territorio e la festa. Solo natura,
birra, sudore e dita sporche di grasso di salsiccia. I super atleti
qui hanno la pancia e se la curano con passione; niente maglietta,
niente medaglietta del cazzo o, al massimo, medagliette penosissime
fatte con i tappi delle birre bevute. Il logo è disegnato da un
tecnico delle telecomunicazioni che, il giorno della manifestazione,
diventa anche speaker. Non c'è fango figo ma melma. Ovviamente il
costo è contenuto perché tutto il lavoro è svolto da volontari che
lo fanno per pura passione e che non vogliono che nessuno
debba rinunciare a partecipare perché non se lo può permettere.
Il problema è che quasi tutti puntano
ad organizzare gare “evento figo”, inseguendo quello standard di
“qualità” e di prezzo e chi non se lo può permettere è
costretto a rinunciare o a selezionare pochi eventi all'anno a cui
partecipare.
Io personalmente sono invece
affezionato all'idea di “gara popolare”; vorrei organizzare una
festa in cui un allegro crogiuolo di umanità reso bello dalla
spontaneità e dalla passione se la goda, sfogando la propria natura umana
fino a completa sazietà ed esaurimento delle forze.
Dopo i 12 euro dell'anno scorso, quest'anno per avere un minimo di margine forse aumenteremo un po', facendo comunque pagare l'iscrizione sia della 20km che della 35km, non più di 15 euro, offrendo, perfino, ad ogni finisher, una medaglietta del cazzo fatta col tappo di una non filtrata bevuta personalmente da uno di noi. Aiuteremo tutti i nostri super atleti a curare il ventre con pranzo e birra a volontà obbligatori e compresi nel prezzo.
Con questo, non intendo
assolutamente criticare gli organizzatori di “eventi fighi” che,
finché raggiungono i propri obiettivi e riescono a coinvolgere tanti
atleti, fanno un lavoro di promozione del territorio e dello sport
che ha un importantissimo valore sociale, se non per tutti, almeno
per la maggior parte delle persone, dalla classe media in su.
Mi piacerebbe però
dimostrare che non bisogna per forza imitare quel modello, che si
possono organizzare belle competizioni anche spendendo e facendo
pagare pochi soldi e che si possono far stare bene le persone senza
dovere per forza far girare l'economia. Io preferisco agire così,
anche perché a me, se dovessi usare il mio tempo libero e la mia
passione per fare “girare l'economia”, automaticamente mi
girerebbero anche le palle: credo di avere un ingranaggio fra quelle
due ruote. E poi, chi dice che “il prezzo lo fa il mercato”? Il
prezzo, finché sarò in condizioni di autosufficienza e di libertà,
lo farò io. Caro mercato, già ne fai di danni, alla mia gara ci
penso io.
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