Dato che ho una
patologia cardiaca, in attesa di accertamenti ho smesso di allenarmi
davvero.
Dato che sono
due mesi che non mi alleno, sono bastati due saltelli per mostrare un
esercizio ai miei “allievi”, che mi è venuto un mezzo colpo
della strega (naturalmente, ho fatto finta di niente).
Dato che ho il
mal di schiena, di notte fatico a dormire.
Dato che dormo
poco, la stanchezza si accumula e mi fa passare la voglia.
Una catena di
eventi che potrei tirare per azionare il grande sciacquone degli
eventi che tutto porta via …
Eppur mi muovo!
La signorina
tom-tom, che mi segue anche quando indosso solo uno slip, continua a
ripetermi: “ricalcolo” prima con sicurezza, poi impaurita
e infine rassegnata. Si è persa e questo è segno di libertà.
Ormai gli
attraversamenti rocciosi non mi sembrano più ostacoli ma stimoli a
proseguire.
Non tutti
apprezzano le sensazioni forti delle rocce sotto i piedi. La pianta
del piede è come un palato, ricchissima di recettori sensoriali.
Ogni masso è una sorpresa. Ci sono quelli piccanti, quelli dolci,
caldi o freschi a seconda del materiale e del colore. È un mondo e
capisco l'entusiasmo di chi l'ha scoperto, come il lattante che,
assaggiando per la prima volta cibo saporito, fa prima una smorfia,
poi un radioso sorriso per aver scoperto un mondo nuovo. Poi, oltre le
rocce, c'è la sabbia fine che fa “scivu scivu” quando ci si
cammina sopra trascinando i piedi e poi la sabbia bagnata, fresca e
poi un'altra portata di rocce, queste quasi lisce, dolci come un
dessert. Finalmente raggiungo la lunghissima spiaggia di piscinas.
Sono cotto dal sole. In fondo ad un altro chilometro di deserto, si
vede un mucchietto di ombrelloni colorati. Indugio un attimo. Forse
qualcuno mi aspetta e finalmente ascolto quella voce che insisteva da
un'ora: “appena possibile, fare inversione a u”. Un tuffo
e ritorno.
Al rientro
decido di correre sulle spiagge ritrovando la bellissima sensazione
di rimbalzare fra gli schizzi del bagnasciuga e di tuffarmi in acqua
ad ogni spiaggia, per completezza.
“Non esiste
“lieto fine”. L'equilibrio perfetto, stabile, si raggiunge solo
sul letto di morte. Intanto, se non vogliamo sdraiarci anzitempo sul
sudario, dobbiamo muoverci, cercare posti nuovi, nuove persone o
nuove sostanze che ci sorprendano e le troveremo solo uscendo dalla
pancia della gaussiana, dalle istruzioni della signorina tom-tom o
dalle ricette dei libri di cucina” (Stocasticismo)
Ecco fatto.
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