Un altro anno compiuto e sono 52. È
tempo di bilanci.
Se il mio obiettivo fosse vivere il più
a lungo possibile direi che ho compiuto un passo avanti. Più che
alla quantità, però, punto alla qualità, a vivere nel miglior modo
possibile. Più che al numero di respiri, alla loro profondità e
anche su questo direi che è stato un anno proficuo.
Ma l'uomo è un animale sociale e se
volessi meritarmi il paradiso, oltre a godermela, dovrei puntare a
trasmettere un alone di benessere anche a chi mi vive intorno. Certo
su questo potrei migliorare e ci sto ancora lavorando. Basterebbe,
per esempio, un gesto semplice come lavare le nike che spesso uso
anche in ufficio, per migliorare sensibilmente le qualità
organolettiche del mio alone.
Ma basta un alone? L'uomo, ambizioso
per natura, vorrebbe lasciare un segno del suo passaggio
nell'universo; un piccolo passo verso il progresso che compensi,
almeno in parte, il fatto di aver trascorso una vita a trasformare
ottimo cibo in merda e CO2. Non un alone effimero, quindi, non
un'impronta nella sabbia destinata a sparire insieme a lui ma una
piccola impronta fossile. E se non può lasciare il segno
personalmente, vorrebbe almeno generare un figlio che possa lasciare
il segno o che, se non riuscisse a lasciare il segno personalmente,
almeno generi un figlio che …
Io non so se voglio lasciare un segno,
forse un alone effimero mi basta. Forse è meglio vivere bene e,
quando è ora, andarsene via, senza sporcare. Non ne sono sicuro. Fra
365 giorni ci ripenserò e troverò la soluzione a questo dilemma
esistenziale. Intanto, per sicurezza, un paio di figli li ho generati
e potrò concentrare il mio impegno nel godermi, il più possibile,
un altro anno di vita. Prosit, e che il mio alone sia con voi!
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