Domenica elettorale in Sardegna. Il
momento cruciale della democrazia. Con una semplice x posso CAMBIARE
LE COSE o almeno ci posso provare. E se ho l'impressione che il mio
voto non conti nulla, calco fortissimo la x sulla scheda stringendo
la matita con tutta la forza del pugno senza trattenere un urletto di
godimento “ahh” (Lello lo potrebbe interpretare in modo
particolare … ma questa è un'altra storia).
Insomma, con l'eterna fiducia e
ottimismo di chi crede di contare o perlomeno è sicuro di essere
contato, mi accingevo ad uscire per recarmi al seggio quando mi sono
accorto che la carta d'identità non era nel portafogli. L'ho cercata
un po' in giro ma avendo trovato il passaporto, non mi sono
preoccupato e sono andato gaiamente a votare.
Fra le 6 e 84 e le 7 e 84 del mattino –
fra il sonno e la veglia, il mio cervello svolge tutti i lavori
importanti della giornata, così poi, da quando mi alzo a quando
torno a coricarmi, è libero da impegni e può vagare allegramente
sventolando i neuroni di qua e di là. In quell'oretta, oltre ai
problemi di lavoro e alle parole mancanti dei cruciverba, risolve
anche problemi pratici. Ieri, in particolare, si è messo alla
ricerca della carta d'identità, ricostruendo con un modello di
simulazione psichico, una lunga catena di eventi: il rientro da
Bruxelles, il portafogli gonfio che dalla tasca mi palpeggiava la
natica, io che infastidito decidevo di rinchiuderlo in valigia, io
che estraevo la carta d'identità che mi sarebbe servita per il
check-in, la carta d'identità che mi ha sorriso sottile e
Connotati e contrassegni salienti: genio del cazzo |
carezzevole, io che me la mettevo in tasca … mi sveglio con una
certezza: “l'ho lasciata nella tasca posteriore dei pantaloni! Se
la trovo là, sono un genio”. Scendo le scale tronfio, apro
l'armadio, trovo i pantaloni infilo una mano nella tasca … argh …
l'ego comincia a sgonfiarsi, stringo i denti, comincio ad estrarre i
pezzetti masticati dalla lavatrice e, sempre a denti stretti,
sussurro queste parole: “sono proprio un genio. Un bel genio del
cazzo”.
Sull'urletto di godimento starei attento, dato che ha vinto Pigliaru (che a Sassari significa "prendilo").
RispondiEliminaPer il resto sappi che t'è andata bene: per rifarla non spenderai molto, giusto una marca da bollo. Io invece, costretto a rifarla ad Orio Al Serio pur di partire per Parigi con Ryanair, ho donato a quel Comune la bellezza di 50,00 euri.
E mi hanno pure scritto Professione: Impiegato - Stato civile: Carabiniere (giuro, ne ho le prove!)
Sei caduto in piedi, và...
Prendilo? Lo sospettavo, ecco cos'era!
EliminaCome stato civile io avrei messo "triatleta" che e' piu' indicativo di come passo il tempo libero dal lavoro!
Ah ah... Anni fa, quando trovai un foglietto rosè completamente ripulito dall'identità uscire villano dall'oblò della lavatrice, compresi il corollario del pirla con la patente nei jeans... Epperò, grazie al modulo sostitutivo incomprensibile che mi diedero (per mesi) fui graziato da una pattuglia di carabinieri che mi fermarono ad un passaggio col rosso: troppo difficile decifrare quel pezzo di proto-patente... Pirla lavato, pirla fortunato...
RispondiEliminaBeato te, molto meglio essere un pirla fortunato che un genio del cazzo!
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