Foto di Andrea Mentasti |
Un mesetto fa, Priamo mi ha detto che
gli sarebbe piaciuto celebrare l'anniversario dell'uscita in cui si
era rotto il malleolo ritornando sul posto dell'incidente, alle
cascate di riu alinu. Mi è sembrata una bella idea, sia perché è
un periodo in cui c'è molta acqua e le cascate si presentano belle
prosperose, sia per ricordare l'incidente affrontando lo stesso
rischio con maggiore consapevolezza. Con maggiore prudenza, quindi,
ma non troppa: la troppa prudenza ci avrebbe lasciati a casa. Dopo un
sabato di esplorazione, il percorso è deciso. Partono gli inviti fb,
compro birra e anguria e, all'insegna della prudenza, preparo 30
metri di corda, 5 chili di prudenza che porterò sulle mie spalle e
che non useremo mai.
La mattina, appena sveglio, vedo un
lampo. Piove ma non mi preoccupo troppo. Smetterà. Forse era un
presagio; la notizia brutta, infatti, mi arriva poco dopo. Il
malleolo di Priamo, che avremmo dovuto festeggiare, rimarrà a casa a
causa di una congestione dell'organismo ospite. Oltre all'osso
festeggiato e il simpaticissimo gigante che lo ospita, ci mancherà
anche il comodo fuoristrada di Priamo.
Al ritrovo siamo 16 e 3 ajomen stanno
arrivando da Pula. Siamo 19 con solo 3 auto che possano risalire i 7
km di strada sterrata. Grazie all'inventiva e adattabilità di
Nicola, scopriamo che si può viaggiare comodamente anche in 7 su un
doblò.
Foto di Andrea
|
Si parte. Dopo 5 km di strada,
prevalentemente in salita, siamo abbastanza caldi e pronti per una
bella rinfrescata. Il “bordo vasca” di riu alinu è peggio del
poetto a ferragosto. Non si sa dove stendere il telo. Siamo solo noi
ma riusciamo a riempirlo completamente. Si torna ragazzi con tuffi e
urla di gioia ed emozione che scaturiscono a contatto con l'acqua
gelida. L'unico che si comporta da adulto è il mio ragazzo che, in
posizione defilata con la sua felpina, si distingue dalla massa
seminuda.
foto di Andrea |
La cascata inferiore alimenta un bel
laghetto immerso nel verde. Più giù, emerge la pura roccia, dove il
torrente ha scavato una serie di canali e piscine naturali. È
magnifico ma guardare non mi basta più. Vorrei vivere, sentire,
immergermi completamente in quella bellezza e percepirla anche con la
pelle, con i recettori epidermici del corpo intero. Sarebbe bello
tuffarsi in tutte ma quelle più giù non offrono un'evidente via di
risalita e a malincuore rinviamo l'immersione ad una prossima
escursione.
Foto di Andrea |
Si ridiscende allora su tracce di
sentiero che seguono il torrente, fino all'ultima pozza dove, come da
programma, si fermano tutti mentre, in tre scendiamo all'auto a
prendere birra e anguria per tutti. Intanto, anche chi, come Nello,
aveva, per prudenza, rinunciato a scendere alle cascate, ha modo di
fare una tranquillissima doccia, in tutta sicurezza, sotto la
cascatella.
Foto di Bruno Di Paola |
Dopo un picnic di lusso, si rientra
alle auto e si riparte verso casa.
Mentre supero un fuoristrada che
procede lentamente sulla sterrata, sento il suo motore che accelera
per non farsi sorpassare. Il conducente mi guarda con un gran
sorriso: “Dai, procediamo così, affiancati fino a giù!” Mi
dice. Non colgo la sfida, siamo in 8 sul doblò e non siamo
abbastanza ubriachi, non come loro, almeno. Rallento e lo lascio
passare; in fondo stiamo celebrando la prudenza, stiamo rientrando a
casa e ora non c'è motivo alcuno per prendere dei rischi. Buon
malleolo, Priamo!
Ciao ma quindi sconsigli la discesa al laghetto senza corda o è fattibile?
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