Io,
fondamentalmente, mi vanto di avere due
doti. La prima è l'ignoranza, la seconda è la pigrizia.
Ricordo che, quando ero
un bambino e si andava in visita ai parenti di Roma, appena scendevo
dal treno mi facevano grandi feste. “Ma quanto sei bello!” Mi
dicevano, e io sorridevo orgoglioso. Poi arrivava mio fratello Marco
e ricominciavano da capo: “ma guarda com'è bello Marcolino!”
Allora cominciavo a dubitare qualcosa. “Almeno Claudio sarà
brutto”, pensavo. Ma la mia fiducia veniva annientata da una scena
pietosa: “guarda che bello Claudio!” Se tutti sono belli, è
inutile dirlo. Sarebbe come dire “guarda che carino! Ha due gambe!”
Certo che ho due gambe, sono un bambino! È un'ovvietà. Per capire
se tutte quelle parole contenessero un'informazione degna di essere
ascoltata, mi rimaneva solo di sottoporli alla domanda decisiva.
“Chi è più bello?” Provai a chiedere, sperando ancora che
fossero capaci di quel minimo di discernimento per darmi almeno
un'informazione relativa. Ma niente. Sorrisi imbarazzati e risposte
balbettanti “Ma no, siete be-be-be-lli uguali”. Da quel giorno
capii che gli adulti parlavano a vanvera; inutile ascoltarli e, se
volevo capire qualcosa della vita, dovevo coltivare la mia bella
ignoranza e ripartire da zero, apparecchiando con calma, da solo, la
mia tabula rasa. Per coerenza, ho anche quasi smesso di parlare,
limitando le espressioni verbali alla pura comunicazione per lo
scambio di informazioni vitali.
La
cultura è bella ma è infida. Riempie la testa di concetti che in
parte aiutano e in parte ostacolano i ragionamenti. Gli schemi
mentali danno sensazione di sicurezza e rendono innocui i cretini ma
sono gabbie e liberandosene si aprono gli spazi sconfinati della
follia e del genio. Per secoli e secoli le più grandi menti hanno
dovuto conciliare il loro pensiero con i dettami dei testi sacri che
li costringevano a partire da princìpi errati. Ma anche quando le
informazioni fossero corrette, riempire la testa di particolari rende
difficile cogliere l'essenza delle cose; le sintesi restano bozzute.
La cultura è utile a patto che in essa si cerchino i dati per
definire meglio i problemi e non le soluzioni già pronte.
Io
non corro questi rischi. Sono ignorante. Non leggo libri interi da
decenni, ogni tanto leggo qualche pagina a caso in bagno, sfoglio i
giornali partendo dall'ultima pagina e, per giunta, ho cattiva
memoria. La mia conoscenza è su wikipedia. Non mi vanto della mia
ignoranza ma la considero una risorsa. Vedere un problema “da
lontano” consente infatti di vederne la struttura complessiva
mentre, dall'interno, se ne vedono i dettagli senza magari coglierne
l'essenza. Quanti secoli ci sono voluti all'uomo per capire che la
terra è rotonda? Un alieno, anche il più cretino dei marziani, l'ha
visto subito. Ed io mi sento come un marziano idiota. Pigro per
giunta. Ma bello, però; quanto sono bello! Aveva ragione zia Lelle.
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