Di solito, quando un koala scende
dall'albero, è perché è arrivato il periodo della riproduzione. Da
questo punto di vista, anche questa volta, mi andrà buca ma io sono
un koala un po' anomalo, poco poco meno peloso, e sono qui anche per
la festa, per riempire di vita la mia esistenza ed è quello che, con
l'aiuto degli splendidi amici di Macomer, riuscirò a fare anche
questa volta.
Scarpe rotte e pur bisogna andar.
Sabato due giri di 10 km per il prologo. Le gambe non stanno male ma sono ancora appesantite dall'UTSS; le
scarpe si stanno squarciando ma dovrebbero resistere fino all'arrivo.
Dopo i primi sei o sette chilometri, brillanti come un'argenteria
dimenticata in una vetrina impolverata, sono costretto a rallentare.
La vaselina non basta, ci vorrebbe il sidol. Non sono più abituato
ad andare veloce e, soprattutto in discesa, schiena e cosce subiscono
duri colpi da 9.8 metri al secondo quadrato. Rinuncio alla gloria e punto al podio di
categoria fra i vecchietti ma devo guardarmi alle spalle. Bruno mi raggiunge al
termine della discesa del primo giro, in salita si lascia
staccare ma sento il suo fiato sul collo. Poi, a metà del secondo
giro, sempre in discesa, Flavio mi supera a grande velocità. Sono
irrigidito dal mal di schiena, le mie zampette pelose non riescono ad
allungarsi e non riesco a seguirlo. All'inizio dell'ultima discesa,
anche Bruno mi passa a velocità doppia. Sono entrambi forti ma
finora li avevo sempre superati in gara. Un incubo! Sto ancora
sonnecchiando? Chi sono diventato? Forse sono ancora sull'albero e mi
devo accontentare di guardare passare la vita e del terzo posto di
categoria.
In compenso, a tavola, gli esercizi di
masticazione e deglutizione mi vengono in aiuto e non ce n'è per
nessuno. Flavio e Bruno bevono una strana bevanda trasparente. Mi
avvicino, la guardo attentamente, l'annuso e i miei sospetti diventano
certezza: è acqua! Pur di battermi anche domani, sono ridotti a
questo! Acqua – roba da piscina – con la pecora in cappotto! Io
non sono qui per dimostrare qualcosa a qualcuno, tantomeno a me
stesso. Sono qui per la festa e l'acqua la bevo facendo tecnica
dorso, non ora, grazie.
Dopo pranzo, con Carletto, parliamo
male dei giovani d'oggi; poi mi rifugio nel bosco in cerca di
silenzio ed emozioni. Ormai il sole è tramontato ma c'è una luna
strapiena, gonfia di astronauti luminosi. Intrecci di rami disegnano il cielo. Quando i canti e le
urla si placano capisco che hanno imbavagliato il bardo e stanno
tutti lavorando con le mandibole e dirigo i miei passi incerti fra
pietre e gradini invisibili verso la colonia. Un cinghiale scappa, il
bardo è legato, obelix mangia; è il secondo banchetto in poche ore; sembra che sia il
compleanno di Tonino, almeno questo è quello che sussurra Antioco.
Di solito, quando un koala scende
dall'albero, è perché è arrivato il periodo della riproduzione.
Quando scende la notte, nelle camerate dell'ex colonia ECA serpeggia il panico. Per tranquillità di tutti, trascino la
mia branda nel salone davanti al camino. Dimentico di mettere il
cartello di Benedetto: “atleta a riposo. Donne, ripassate in altro
momento” ma, nonostante questo, nessuna passerà.
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