Foto di Paolo Melis |
Personaggi
- Io – Osservatore e “blogger” di fama inter-rionale sempre in cerca di qualcosa da raccontare
- Mi – Presidente della società organizzatrice. Vive di sorrisi e complimenti e combatte spiriti buromalefici
- Me – Atleta partecipante. Vecchio animale da corsa, ormai un po' arrugginito ma sempre pieno di agonismo. È lui quello che mangia, che se mangiassimo tutti e tre ingrasseremmo.
- Lo spirito buromalefico di A. che aleggia
Sabato, la vigilia. Alle 9 del mattino
mi preparo ad andare al campo di gara per gli ultimi
preparativi. Prima di uscire leggo le-mail e scopro che il comune di
A. non ha ancora concesso l'autorizzazione alla gara. Nel castello di
A. gli impiegati solerti hanno lavorato settimane a passarsi il
nostro plico con senso del dovere e spirito di responsabilità e,
proprio l'ultimo giorno, dopo avere pronunciato il “tutto a posto”
si sono accorti che il plico doveva tornare all'ufficio di partenza
per ulteriori studi ed approfondimenti.
Gli uffici oggi sono chiusi e Di Majo è
proprio oggi in visita al castello col re di A., forse per
partecipare anche lui alla visione dei nostri documenti e decidere
con un sondaggio in rete se concedere o meno il nulla osta alla
nostra gara; intanto, dopo avere chiesto aiuto al sindaco di
Capoterra e al presidente regionale della FIDAL, andiamo avanti con i
preparativi, prima sfiduciati, poi più combattivi e, piano piano, mi
matura l'idea di prendermi la responsabilità di fare disputare la
gara comunque.
Io intanto osservo stupefatto
come rimbalzi burocratici fra uffici comunali possano intralciare una
manifestazione che, a costo zero, porta benefici alla cittadinanza e
al territorio mentre me si lamenta solo di non avere avuto il
tempo di fare neanche oggi neanche un passo di corsa dopo la 60 km di
Macomer
In tre che siamo, dimentichiamo la
chiave dell'auto infilata nella portiera, in centro al paese. Anzi,
il problema è proprio che in tre abbiamo un cervello solo e, chi ha
infilato la chiave, quando è il momento di toglierla potrebbe non
avere più accesso alla memoria ram. E poi è anche colpa dello
spirito buromalefico di A. che ha distratto la nostra già
deficitaria attenzione. A sera, intanto, il sindaco di Capoterra è
riuscito a sentire quello di A. e ci dice “tutto a posto” che
tradotto in latino significa “nulla osta” e un lungo soffio di
sollievo fa sventolare i nastri segnaletici sul percorso. Non
trovando la chiave dell'auto nelle tasche, mi faccio accompagnare a
casa da Gavino.
Domenica mattina, io, vedo allo
specchio mi e me con i capelli dritti, penso a quante
foto con quei capelli dritti all'insù verranno scattate e pubblicate
oggi su FB, e che forse il mondo sarebbe più bello senza ma dopo due
passate con la mano a rastrello capisco che è una battaglia persa.
Mi preparo le birre da portare
nella borsa frigo poi mi ricordo di avere dovuto lasciare l'auto in
paese e prendo la bici lasciando, ahinoi, le birre a casa. In
compenso il casco schiaccia i miei capelli dritti e il mondo diventa
più bello. Quando arrivo alla macchina e trovo la chiave sulla
portiera venti ore dopo averla lasciata, penso a quanto è buono
questo mondo e che un solo paese del campidano e un ciuffo di capelli
ribelli, non riusciranno a rovinarlo. O forse la mia auto è così
brutta che nessuno l'ha voluta prendere.
Lo spirito di A., imperterrito, si
materializza di nuovo sotto forma di barracelli che, non avendo
ricevuto comunicazioni riguardo l'autorizzazione, hanno pensato che
fosse loro dovere alzarsi presto la domenica mattina apposta per
rompere i coglioni e rovinare una festa. Grande senso del dovere. Per
fortuna il sindaco di Capoterra interviene di nuovo e se ne vanno via
delusi, portandosi dietro un senso del dovere incompiuto e la
sonnolenza della domenica mattina.
D'ora in avanti, tutto procede liscio.
Intorno ho una vera squadra che gira senza un cigolio. Qualsiasi cosa
ci sia da fare c'è sempre qualcuno disposto a farla. Gli atleti
arrivano e il ritrovo si anima di un allegro brusio.
Io, il blogger, sono ormai più
popolare di me, l'atleta in declino, anche se oggi sono mi,
l'organizzatore, quello più salutato. Comunque io mi e me
condividiamo molti amici ed è un vero piacere vedere in quanti sono
venuti a trovarci.
Me - foto di Benedetto. |
Traccio la linea di partenza come
facevo da bambino, strisciando col calcagno sulla terra. Tutti dietro
e allo sparo si parte. Enrico parte come un razzo verso la vittoria,
me come una lumaca. Non ho avuto tempo di fare riscaldamento e
ritrovo le stesse gambe che ho lasciato alla fine di 60 km di
domenica scorsa. Non corro certo per vincere ma per vivere da dentro
la gara che ho organizzato, per vedere se le segnalazioni sono
sufficienti, per imprecarmi contro arrampicando su per il
muro, per godere dei panorami, sudare, scendere a capofitto e poi
dare tutto sugli ultimi divertenti saliscendi; sono stupito, è stato
davvero bello, divertente e segnato benissimo; mi complimento
da solo e poi lo estendo immediatamente a tutti i collaboratori che
non solo hanno eseguito il compito ma, di loro iniziativa, l'hanno
migliorato con piccoli accorgimenti. Arrivo settimo e terzo di
categoria, posizione che soddisfa me. Dopo mi reco vicino al traguardo ad
aspettare i “vaffanculo” degli atleti stremati dalla salita del
muro ma arrivano solo complimenti.
Alle premiazioni, io mi vedo che
rifiuto di dare a me il premio di terzo di categoria SM50
consegnandolo al quarto. Oggi è il giorno di mi, che non
vuole premi ma sorrisi e complimenti. Me, che è un po'
sacchettaro, non gradisce e borbotta: “e cosa porto da mangiare a
casa? Sorrisi? Non era meglio un bel pezzo di pecorino?”
A fine giornata, io, mi e me siamo
stanchi ma molto soddisfatti. Ognuno ha raggiunto il suo obiettivo:
io ho una storia da raccontare, la gara è riuscita davvero bene
e mi sono riempito di sorrisi e complimenti e infine me
la sono goduta correndo e mangiando con gusto.
Ci facciamo i complimenti. Ma non
eravamo soli; non è stato il solito “menage a trois” interiore.
C'era il mondo fuori, buono e bello, pieno di amici che hanno
collaborato e di atleti che hanno voluto essere presenti.
Questo era "l'ultimo"
trail di Capoterra ma visto il successo, io e me stiamo cercando di
convincere mi ad organizzare almeno un "prequel".
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