Per
una volta, non farò riferimento ad una motivazione
personale. Parlerò
di Victor Vella, il maltese mistico. Alla stazione di Faenza ci ha
mostrato
la sua medaglia: primo
nella
categoria master
60
al
passatore in
9h44. L'ho
riconosciuto
subito:
lungo
la
prima salita camminava e ammoniva
profeticamente
chi
lo superava dicendo: “in
discesa camminerete e vi supererò correndo”.
Poi,
sul
treno Faenza-Bologna, ci
ha
raccontato
la sua storia.
Vocazioni
Lavorare
nel settore dell'informatica negli USA è stressante, così, a 55
anni, Victor ha deciso di prendersi un periodo di vacanza e, seguendo
una prima vocazione, di venire a studiare teologia a Roma. Circa 5
anni fa, durante un esame medico, ha scoperto di avere un parametro
fisiologico, la VO2 mi pare, che lo rendeva
straordinariamente adatto per la corsa di resistenza. È stata
un'illuminazione, una seconda vocazione: un dono così non andava
sprecato. Non aveva mai corso e tuttora odia correre, ma lo deve fare
per poter mettere a frutto quel dono. Non lo fa per scelta, è stato
chiamato e lo fa per vocazione.
Determinazione
Per
onorare quel dono straordinario deve centrare un obiettivo
altrettanto eccezionale. Ha scelto il record mondiale di categoria
nella 24h su pista. Il 4 agosto ad Anchorage, in Alaska
(http://sixdaysinthedome.com/
) dovrà percorrere qualche metro in più dei 241km del precedente
primato e persegue quest'obiettivo con una determinazione
eccezionale. Con una dieta di sola verdura ha ridotto al 5% la sua
massa grassa. Non di più perché è zavorra e non di meno perché è
pericoloso. Qual'è invece il peso ideale delle scarpe? Zero
ovviamente. Già ha corso il passatore con scarpe leggerissime ma per
la sua impresa vorrebbe scendere ancora. Allora si sta allenando a
correre in pista scalzo. Ha cominciato con mezz'ora, poi un'ora, è
sistematico e non è detto che non riesca a correre la 24h scalzo.
Lo
ammiro e il 4 agosto seguirò la sua sfida con partecipazione ma lo
sento molto diverso da me. Io, per quanto resti in ascolto con le
orecchie tese, non riesco a percepire nessuna vocazione. La cosa più
vicina a una vocazione che sento è forse la vocina del divano che mi
chiama. Non parliamo poi di determinazione. Io sono la fiera del
talento sprecato, tutte le mie potenzialità restano racchiuse in un
dna di una bellezza spettacolare. Preferisco lasciarle lì che poi
magari si potrebbero rivelare dei miseri bluff.
E
voi siete mai stati “chiamati”?
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