2 di notte. Mi alzo
perché sono stufo di rigirarmi nel letto e mentre il comandante
Gianni si sta rigirando intorno al Monte Bianco da circa 17 ore ed è
ora intorno al 90esimo km della TDS, io mi accomodo comodo comodo sul
divano e affronto le parole crociate usando solo le definizioni
verticali, aggiungendo così dislivello per rendere interessanti
anche gli schemi più banali. È un'attività che concilia il sonno
quasi come gli US open che scorrono in TV: tam-Uh-tam-Uh-tam-Uh … .
Mentre compio la mia impresa di parole crociate in salita, anche
Gianni sta per iniziare l'ultima lunghissima salita verso il Col
Tricot. Ad un certo punto il gatto smette di strusciarsi contro le
mie gambe e si porta al centro del tappeto della sala. Con la testa
girata in giù, a intervalli di 2-3 secondi, si contrae in sforzi
intensi, probabilmente per rigettare una palla di pelo. Mi alzo per
convincerlo a fare quest'operazione di fuori ma arrivo tardi.
L'ultimo sforzo, invece di fargli sputare la palla, gli ha fatto
perdere il controllo dello sfintere ed è partito a reazione,
rimbalzando di qua e di là, come un palloncino bucato, lasciando una
scia di merda di gatto. In una decina di secondi, dalla sala (tappeto
e pavimento) è rimbalzato in cucina (tappetino e pavimento) in sala
da pranzo (pavimento) e nello studio (copriletto e pavimento). Quando
gli ho aperto la porta sul retro, è schizzato via lasciando un odore
mostruoso in uno scenario infernale. Come faceva tutta quella merda a
stare in quel piccolo gatto? Come fa un animale così grazioso e
pulito di fuori ad essere ripieno di quella roba mostruosa? Sono le
3, il comandante continua a salire passo passo, io passo passo lo
straccio, lo strizzo con disgusto e lo ripasso. Il tanfo si
affievolisce molto lentamente ma non scompare. Ripasso lo straccio.
Ancora adesso mi sento addosso quella puzza micidiale. Intanto Gianni
è arrivato, ha portato la sua vecchia schiena dolorante per 120 km
di sentieri di montagna; è un eroe. La vita non è tutta fragole con
la panna. Anche io, come lui, ho la barba sfatta, le occhiaie e lo
sguardo di chi ha passato la notte fronteggiando situazioni impervie
e sofferenze; anche io sono un eroe.
Ognuno ha il Monte Bianco
che si merita.
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