Mi sono infortunato.
Vi chiederete: come posso
essermi infortunato se non sto correndo?
In realtà non sto
correndo-correndo ma un po' correndo lo sto. Nell'ultimo mese, ho
corsetto un'oretta a Vienna, un'oretta a Torino e un'oretta a Fermo.
Sono orette da 50 minuti (lectio brevis) e corsette da 11-12 km/h.
Non è roba da atleta che si allena ma da impiegato che porta la
pancia in giro a spasso, sperando di perderla (ma la pancia lascia le
bricioline e riesce sempre a ritrovare la via di casa).
È così che,
spasseggiandomi il ventre, intorno al terzo km della quarta uscita
del mese, la mitica “10 km del ragioniere panciuto”, il polpaccio
sinistro ha detto stop. Un gesto di protesta insensato. Ha cianciato
di peso eccessivo, precarietà muscolare, muscolo contratto, muscolo
strappato e contratto strappato a tempo determinato. Il sindacato
tace. La realtà è che si sta abituando male, è come un furbetto
del cartellino; pensa di avere acquisito il diritto al telelavoro
ovvero di correre restando a casa davanti alla tv.
Ricordo 2 infortuni
muscolari simili a questo e molto simili fra loro: uno al primo km
della prima tappa dei 100 km del Sardinia trail 2015 e l'altro al
primo km dei 60 km della sardinia ultramarathon 2011. A sentire i
denti affondare nel muscolo mi ero fermato per un minuto e poi, in
entrambe le gare avevo deciso di proseguire e, dopo una grande
sofferenza iniziale, le avevo poi finite discretamente. Ricordo che
in entrambi i casi, c'erano in gara i mitici Marco Olmo e Teo Mura ed
ero arrivato dietro il primo ma non di tanto e davanti al secondo.
Bei tempi, altri tempi.
Ieri, alla 10 km del
ragioniere panciuto, Olmo non c'era, Teo neppure; mancava la giusta
causa e al sentire mordere il polpaccio, mi sono fermato, mi sono
girato senza indugio e sono tornato indietro camminando. E il ventre
è rientrato, come al solito, a casa con me. C'era posto in poltrona
per tutti e due e vivemmo felici e contenti (o quasi).
Nessun commento:
Posta un commento