Lo sport è bello e avvincente quando
c'è competizione, che sia contro gli altri atleti, contro il tempo, le
condizioni esterne o contro il proprio corpo.
Gli atleti
avversari non c'erano perché il suo era un tentativo di record e non una gara.
Il tempo era alla sua mercé, legato
sul tetto di un'auto, costretto ad andare al ritmo di un minuto al
minuto. Non c'è stata lotta.
Il mondo esterno non era lì, era
chiuso fuori; lì a Monza non c'era una molecola d'aria fuori posto o
una rugosità del terreno, neanche un piccione. Nessuna lotta.
Il corpo è quella cosa che si rifiuta
di fare la cacca al mattino prima di partire per poi pretendere di
farla in piena gara; che spinge perentoriamente a mangiare dei
gamberoni la sera prima; che protesta per le scarpe troppo strette o
che, semplicemente, si stufa di correre. Lui non aveva niente di
simile. Non aveva un corpo, aveva una macchina con un team di
meccanici. Nessuna lotta.
Kipchoge non aveva avversari e senza
avversari non si può vincere, non c'è lotta, non c'è sport.
Lo sport è un'altra cosa. Per battere il tempo, si rullino i tamburi!
Lo sport è un'altra cosa. Per battere il tempo, si rullino i tamburi!
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