Ieri sono andato in pellegrinaggio a
Sanluri, protettore dei cuori svalvolati.
Flavio, avversario di tante battaglie e
sprint all'ultimo respiro, tante volte vicino di podio, a volte a
destra, altre a sinistra, ha dimostrato che il nostro agonismo è una
forma speciale di amicizia. Mi ha preso appuntamento con un medico
sportivo di grande professionalità, mi ci ha accompagnato e, grazie
alla sua amicizia, non ho neanche dovuto pagare.
Più che una guarigione miracolosa o un
certificato per grazia ricevuta, da lui avrei voluto una risposta
alle tante domande che sono rimaste sospese:
Posso continuare a fare attività
fisica? A che livello? Con quali rischi?
L'operazione può essere risolutiva?
Che rischi comporterebbe?
Potrò tornare a gareggiare?
L'unica sicurezza ora è che se anche
tornassi a gareggiare, non potrò più permettermi di asfaltare
Flavio o, almeno, lo dovrò fare con ogni riguardo e gentilezza:
“Permesso, caro, posso passare? Ti lascio un posticino sul podio!”
“Oh, scusa, ti ho coperto di polvere, aspetta che te la tolgo” …
Però almeno ora so che queste domande
possono avere una risposta. Dovrò fare altri esami, spero
di superarli con lode. La speranza resta
viva: questa era solo la prima tappa. Il viaggio continua.
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