Se
i “pollici” sono una
frazione
dei “piedi”, non sarebbe
meglio chiamarli
“alluci”?
Riassunto
delle puntate precedenti. Fate
clic su “rivelazioni”
nel menù “percorsi” qui a destra.
Vi verranno
fuori le
3 paginette
delle puntate
precedenti. Qui
metto solo un promemoria
formale:
Il
vecchio:
Principio
di conservazione
–
ha
come
unico
scopo
la
sopravvivenza,
la
conservazione
della
specie:
“dato
un insieme I e un'azione A sugli elementi di I, A è buona se aumenta
il numero di elementi dell'insieme I, cattiva se li riduce”.
Il
ragazzino:
Principio
di massimo
benessere –
ha
per
unico
scopo
il
progresso,
per vivere il meglio possibile.
“dato
un insieme I, un'azione A sugli elementi di I, e definita una
quantità misurabile chiamata benessere B, A è buona se aumenta il
valor medio di B sugli elementi dell'insieme I, cattiva se lo riduce”
Sopravvivere
e vivere bene, conservazione
e progresso. Sono
in continuo contrasto.
Come possono stare
insieme in armonia
o,
almeno,
litigare
costruttivamente?
I
due principi dalle
parole
erano
passati
ai
fatti
e il vecchio principio di conservazione
stava
avendo
la
meglio
sul ragazzino
che pur di non prendere botte e soffrire
o
darne
e creare
sofferenza,
se ne stava
andando
a
capo chino.
La
verità
lo ferma
… “non
andartene,
non arrenderti come
al
solito
a
barbari
e fondamentalisti;
per vivere bene abbiamo
bisogno anche
di
te1.
Per
mettervi insieme e dialogare
costruttivamente
avete
bisogno di una
“misura”.
Per
confrontare il vivere
bene e la
sopravvivenza
bisogna
infatti
che
essi
siano
commensurabili.”
Facciamo
un esempio.
Potremmo misurare
il benessere guardando
le facce:
La
metrica
delle facce
sorridenti.
Quando
il numero di pianti
supera
il
numero di risate
o il numero di facce
corrucciate
supera
il
numero di sorrisi il
benessere diventa
malessere
e assume
valori
negativi.
Allora
potremmo
definire:
Benessere
= (numero di risate
- numero di pianti)*3
+ numero di sorrisi – numero di smorfie di sofferenza.
Per
confrontare sopravvivenza e benessere, a
questo
punto basta
rispondere
alla
domanda:
quanti
pianti
senza
nessuna
risata
sono
necessari
a
dire
che non vale
più
la
pena
vivere?
"Infiniti”
esclama
il
vecchio “la
vita
vale
più di tutto”.
"Ne
basta
uno”
ribatte
il giovane
“non vale
mai
la
pena
vivere
soffrendo”.
Stanno
per ricominciare
a
litigare
e la
verità
si mette in mezzo, anzi,
sta
nel
mezzo come si suol dire, e
aggiunge:
“supponiamo
che questo valore
sia
di
100 pianti.
Allora
ogni
nascita
varrebbe
100 risate
ed ogni morte 100 pianti,
che andrebbero
ad
aggiungersi
a
quelli
di parenti
ed amici”.
Ed
ecco che grazie
alla
verità,
i due principi apparentemente
inconciliabili
si sono ritrovati
ad
essere i due estremi di una
stessa
scala
di
valori.
La
scala
del
valore
della
vita.
La
verità
sta
nel
mezzo, dà una
mano
al
vecchio e l'altra
al
ragazzino
formando
così il
principio
unificato:
“dato
un insieme I e un'azione A sugli elementi di I, definiamo
la
quantità misurabile B
chiamata
benessere, il
valore
V chiamato
“valore
della
vita”
commensurabile
con B e il
numero n
di
elementi di I, allora
A
è buona se aumenta il valor medio di B+nV
sugli elementi dell'insieme I, cattiva se lo riduce.”
Ecco
qua.
Questo
principio unifica
gli
altri
due: quando
V vale 0 o n non varia, si riduce al
“principio del massimo
benessere”. Quando
V vale
infinito, diventa
invece
il
“principio di conservazione”.
Questa
è
l'etica.
In tre
righe c'è
tutto.
Il
bene, il male, il valore della vita, conservazione e benessere.
Semplice?
Sicuramente
sintetico, semplice forse no.
Come
scegliamo
l'insieme I? il
singolo,
la
famiglia,
lo
stato,
l'umanità,
i
mammiferi
… e
i cetrioli? Forse anche
i cetrioli hanno
diritto a
vivere
bene.
Cos'è
B e qual'è
il modo migliore di misurarlo?
La
metrica
delle
facce2
è davvero
la
migliore
o
il
benessere si misura
meglio
con
i
soldi? Quanto
vale
V?
E
la
religione?
Destra
e
sinistra?
C'è
tutto. Non la soluzione ma il mezzo per affrontare i dilemmi
etici in modo razionale, puntando tutti al sopravvivere e al vivere
bene e non uno alla libertà, un altro ad un testo sacro ed un terzo
a guadagnare
voti.
E non è poco, mi pare. Almeno in questo bar si discuterà
costruttivamente (fino
alla terza birra, poi
non garantisco
più).
Il
dibattito
continua,
la
ricerca
del
giusto
valore
della
vita,
della
misura
del
benessere … non sono per niente banali;
ma
tranquilli:
piano
piano,
birra
dopo
birra,
nelle
prossime puntate,
vi
svelerò tutto.
Note:
1.
L'umanità avanza a fatica perché il progresso non è incline a
conservare sé stesso; per non sporcarsi
le mani
di sangue,
si lascia sopraffare dalla barbarie e, ogni volta,
ci tocca ricominciare da capo.
2.
Invece di contare semplicemente il numero di sorrisi, gli esperti
dell'accademia del bar di fronte sostengono che sarebbe più preciso
misurare di quanti centimetri si alzano gli angoli delle bocche. In
questo caso la misura si esprime in unità di lunghezza, centimetri,
metri … anche se gli anglosassoni, con poco gusto, si ostinano a
misurare la felicità in “pollici”3. “L'arrivo di
John, ha generato quasi 2 piedi di felicità” o “La partenza di
Giovanni ha generato 60 centimetri di felicità”.
3.
Se i “pollici” sono una frazione dei “piedi”, non sarebbe
meglio chiamarli “alluci”?
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