Mi infilo sotto la corda che delimita
il tracciato di gara al livello della terza fila (è il mio valore
attuale) attendendo lo sparo. Finalmente sono lì, al mio solito
posto dietro alla linea di partenza ma per arrivarci, sotto quella
corda, dietro quella linea, su quel bellissimo tracciato …
È una lunga storia. Per semplicità,
la faccio cominciare solo dalla settimana prima, da quella serata di
presentazione di copritavolette in cashmere, che avevo organizzato
per raccogliere qualche soldo per questa gara, di cui ho parlato qui.
Per essere pagati, avevo dovuto garantire la presenza di almeno 15 coppie
conviventi, ma per colpa di qualche atleta single che non è riuscito
a trovare la compagna ideale in tempo per la serata, ci siamo trovati
senza la quindicesima coppia. Mentre lo sponsor attendeva impaziente, partono telefonate sempre più disperate: “Tore, senti, il marito
di tua figlia non è potuto venire, potresti venire tu al suo posto?”
“Ma …” “altrimenti siamo rovinati” e Tore, gentile come
sempre, ha fatto la parte del marito di sua figlia. L'informatore non
è stupido ma fa finta di niente e mi consegna l'assegno. Inutile
dire che ho dovuto convincere anche Maria ad essere presente e,
inutile dire, che qualcosa mi è costato. “Vengo, ma tu vieni alla
festa dei 50 anni della mia amica sabato sera” “ma domenica
mattina avrei la gara …” “…” “... va bene, verrò alla
festa”.
E così, sabato sera, dopo una giornata
passata a combattere col vento che voleva spazzare via i nastri messi
a chiudere i 2 km del circuito di gara, a montare il palco e a fare
gli ultimi acquisti, sono andato ad una festa con tanto di biglia,
triglia, quadriglia e bottiglia.
Domenica mattina mi sveglio alle 7. Ho mal di
testa e lo stomaco appesantito. Bevo un caffè, mi preparo una
borraccia di acqua e bicarbonato ed esco di casa. La mattina è piuttosto rigida e dalla bocca mi escono scie chimiche. Qualcuno sostiene che sia solo condensa ma forse non ne ha sentito l'odore. Salgo in macchina e vado al campo gara a coordinare gli ultimi preparativi. Come prima cosa bisogna aprire
l'accesso al parcheggio grande. A Capoterra, i parcheggi si aprono e
chiudono spostando dei massi enormi … “non si potrebbe usare una
sbarra?” “E quanto durerebbe?” In 5 spostiamo il masso e ci rechiamo al percorso. Il
vento ha fatto danni anche di notte. Mando una squadra a controllare
e sistemare il percorso mentre altri cominciano ad allestire la zona
arrivi/partenze, con il ristoro, i gazebo e il palco; il gruppo elettrogeno
parte e il gonfiabile comincia a prendere forma.
Piano piano il posto comincia ad animarsi. Arriva Pietro della
federazione, poi i primi atleti, in anticipo, e alle 9.30, l'orario
previsto per il ritrovo, il posto è già pieno di gente e, grazie
anche ad un tiepido sole, l'ambiente si riscalda. Arrivano anche i bambini e subito sembra una festa. Quando tutto è predisposto bene e i collaboratori sono presenti e disponibili, i
vari ingranaggi del meccanismo girano ben oliati. A parte un problema
all'impianto di amplificazione che si rifiuta di dar voce al
presidente regionale della Fidal, tutto procede per il meglio e
decido di partecipare alla gara. Faccio un giro completo del
percorso per riscaldarmi e controllare che sia tutto in ordine, il
percorso e i miei pezzi: quale mi farà male oggi?
Il tallone destro mi ha tormentato tutta l'estate. Ora è abbastanza quieto ma ogni tanto mi dà una piccola scossa di avvertimento, un segnale di fumo vulcanico. Anche l'adduttore
destro, dopo il suo momento di gloria durato per tutto il mese di
dicembre, è in fase latente. Poi abbiamo le novità del 2016: le
ginocchia. Non uno, ma tutte e due: quello destro mi dà fastidio in salita e
il sinistro in discesa. Credo che fare male dia fastidio anche a
loro, allora hanno deciso di darsi i turni. Ma non c'è tempo per
pensarci, mi devo infilare nella griglia di partenza. In terza fila
che questo è il mio valore, oggi.
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