La nostra conoscenza è intima come una
mutanda. Stiamo invecchiando insieme e ormai non abbiamo bisogno di
parole e neppure di sguardi. La comunicazione avviene direttamente a
livello nervoso, tecnicamente potrei definirla come telepatia via
cavo.
A letto, a volte, sento che vuole
attenzioni, forse pretende il mio affetto o forse vuole solo
affermare la sua esistenza che io altrimenti, dopo anni di
convivenza, tenderei a dimenticare. Percepisco la sua presenza con un
leggero fastidio, come un rumore di sottofondo vagamente minaccioso;
in fondo, però, ci vogliamo bene e, dopo una carezza, mi lascia
prendere sonno.
Ma è solo quando esco a correre che
riesco a cogliere davvero il suo stato: qualche volta si arrabbia
mentre altre volte mi lascia andare felice. Con una varietà di
segnali più ricca di un alfabeto, mi fa capire cosa vuole da me.
Come dicevo all'inizio, non c'è
bisogno delle parole dei dottori e neppure degli sguardi
radio-ecografici. Io e il mio adduttore destro comunichiamo
direttamente. Oggi l'ho interrogato con una corsetta variegata al
cioccolato e mi ha dato il via libera per partecipare alla gara di
domenica del colle.
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