Bellissima manifestazione organizzata
da amici in ricordo di Giancarlo: 9 km su un bel circuito che si
aggira su e giù per il colle San Michele a Cagliari. Il freddo della
mattina presto si scioglie al tepore del sole, del calore umano e
delle gare dei bimbi. Io sono qui per accompagnare i bimbi della
squadra, per fare le ultime iscrizioni per i miei master e per
incontrare tanti amici; poi, almeno questo sarebbe il piano, dovrei
correre anch'io, insieme a tutti, con Giancarlo. Il muscolo che mi
aveva rallentato nel finale della mezza di Cagliari –
presumibilmente un adduttore – mi farà partire: ci siamo messi
d'accordo con una serie di impulsi nervosi. Mi sono però dimenticato
di chiedergli che mi facesse anche arrivare.
Oggi si corre l'ultima gara dell'anno e
in palio c'è anche il primo posto del campionato sociale della mia
squadra, il G.S. Atletica Capoterra. Grazie all'intensa attività
agonistica primaverile, compresi i 14 punti guadagnati con il
massacro del passatore, avevo accumulato un vantaggio in classifica
all'apparenza incolmabile. Poi, però, durante l'estate e l'autunno,
con il passaggio temporaneo al triathlon ho perso, via via, terreno e
ora sono ancora in testa, ma con un solo punto di vantaggio su Fabio.
Oggi, in 9 chilometri, ci giochiamo tutta una stagione di sacrifici
fatti per conquistare questo trofeo internazionale o, direi di più,
intracomunale. Per il prestigio presidenziale, sarebbe importante che
lo vincessi io. Se riuscissi, potrei anche approfittare del mio
triplo ruolo di ideatore, presidente e atleta per premiarmi con mille
euro per poi rinunciarci con un gesto di clamorosa generosità. Mi
basterebbe terminare la gara per confermare quel punticino.
Basterebbe finire questi 9 chilometri che mancano: meno di un decimo
dei 100 del passatore, forse un centesimo dei chilometri corsi in
gara quest'anno. Basterebbe partire piano per essere sicuro di non
ledere ulteriormente l'adduttore e arrivare al traguardo.
Durante il minuto di silenzio, colgo
lacrime di vera commozione scendere attorno a me, poi ecco lo sparo
che uccide i miei propositi di prudenza. Il primo chilometro lo
chiudo in 3'30: è il ritmo del cuore ma non quello dell'adduttore
che comincia a segnalare avarie al motore. La leggera salita che
chiude il primo giro, mi fa capire che devo rallentare per non
rompere del tutto.
Lascio sfilare a malincuore i miei soliti “rivali”
che ero riuscito a staccare con una buona partenza, ma ormai è
tardi, fa male. Nel punto più ripido cammino. Quando arriva la
discesa riprovo a corricchiare. Ma proprio non va. La spia rossa dice
“INFORTUNIO”.
Fa male! Foto di Arnaldo Aru |
Fermo a bordo strada, guardo passare le
centinaia di atleti che avevo dietro e, quasi in fondo al gruppo,
ecco Fabio col suo passo tranquillo; ora mi ha visto anche lui e sul
viso gli si allarga un sorriso raggiante …
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