Il medio, situato fra l'indice e
l'anulare, per definizione, non dovrebbe essere né lungo né corto,
né lento né veloce … o forse quello è il mediocre? I miei medi
sono troppo lunghi per la loro velocità o troppo veloci per la loro
lunghezza e mi portano sempre a sprofondare in abissi scavati dalla
fatica.
Dopo un paio di chilometri di
riscaldamento, raggiungo il mio girone infernale di 13.3 km. I primi
10 sono di iniziazione: servono per stancarmi con variazioni di ritmo
sui saliscendi, per sfregare dolorosamente i piedi sull'asfalto
ruvido del lungomare, per accumulare affannosamente qualche secondo
di vantaggio da spendere nel finale e per raggiungere la porta
dell'inferno. È lì, dopo quella maledetta curva, su quella salita
apparentemente insignificante, che raggiungo il massimo della pena, è
lì che il medio si trasforma in calvario. Il vantaggio accumulato
invece di usarlo per assecondare la salita e la stanchezza, cerco di
tenerlo con le unghie e con i denti per trasformarlo in progresso. E
poi, ogni volta che arrivo lì dove finisce l'asfalto e inizia
quell'ultimo maledetto chilometro sterrato in salita, nonostante sia
dolente, affannato, col viso incendiato di calore non dissipato, con
i piedi consumati a sangue, invece di dire “è finita, basta così”
mi sento in dovere di accelerare. In quell'ultimo chilometro esco
davvero dalla zona di comfort, esco dal fisico per raggiungere il
metafisico (o per lo meno il patafisico), l'alienazione. Esco da
questo corpo straziato sperando di trovarne, al rientro, uno nuovo
più forte. E finalmente arrivano gli ultimi 100 metri, sono già a
tutta ma devo accelerare ulteriormente, la strada si restringe,
sposto le fronde dell'eucalipto con la faccia che tanto non è più
mia … fermo il cronometro a 52'27” a 3'57” al km e, ancora
boccheggiante, comincio a fare calcoli e considerazioni. Sono molto
più lento dei 51' dei tempi d'oro ma anche molto più veloce dei 55'
di esattamente un mese fa, quando cercavo il ritmo per la mezza del
Challange Forte Village. Per scendere sotto 1h22 nella mezza di
Cagliari dovrò migliorare ancora un po', ma mi restano quasi tre
magnifiche settimane d'inferno per provarci.
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