Prima di partire ero un triatleta. Sono
riuscito a infilare nel bagaglio ryanair perfino le palette da
piscina – che non uso da due anni – dovendo così rinunciare ad
una maglia a maniche lunghe.
Arrivato
a
Londra,
mi
preoccupo
per avere dimenticato la cuffietta. Come si dice cuffietta in
inglese? La venderanno in piscina?
Dopo un primo giorno di acclimatazione,
la sera comincio a studiare sul serio. Hyde park o regent park?
Domani si corre.
Mi sveglio alle 6, vado in bagno, mi
vesto da corsa … non trovo le chiavi, ho un dolorino al tallone, mi
sdraio un secondo nel letto e mi risveglio alle 9. Faccio colazione,
tolgo i vestiti da corsa e torno turista. Domani ritento.
L'indomani alle 6 sono sveglio, mi
cambio, faccio un po' di riscaldamento in bagno (l'unica stanza dove
si può correre senza far scricchiolare il pavimento) per capire se
il tallone mi lascerà correre, prendo le chiavi ed esco. Non sono
ancora le 7 ma in giro c'è già gente. I marciapiedi sono larghi e
non ancora pieni e si corre bene. Un po' d'imbarazzo ai semafori
rossi, dove non capisco da dove arriveranno le auto, ma sopravvivo
fino al parco. I podisti sono relativamente pochi. La maggior parte
di essi corrono con uno zainetto da cui deduco che usano la corsa
come mezzo di trasporto per andare al lavoro; miscredenti, non sanno
che la corsa
è sacra.
I parchi
sono grandi
e offrono diverse opzioni: percorsi in asfalto,
piste sterrate
per i cavalli
(e per me), grandi
prati
da calpestare
con gusto … mancano
solo dislivelli degni di nota
e la
corsa
resta
un po' piatta.
Dopo un'oretta
di corsa,
contento ma
un po' indolenzito, torno
a casa.
Il dolore al tallone però aumenta,
alimentato dalle camminate turistiche sull'asfalto e, nei giorni
successivi, devo rinunciare a ulteriori corse. L'unica attività
pseudo sportiva è un trasferimento di mezz'ora ad andare e mezz'ora
al ritorno in city bike per il museo di scienze naturali. All'andata
sono con i figli e si va pianino: a loro non piace infilarsi fra
automobili e bus nel traffico caotico e all'incontrario; vogliono
sopravvivere, dicono. Al ritorno sono solo e finalmente, inserendo il
rapportone (il numero 3 della bike) e frullando i pedali a 120 giri
al minuto, riesco a far salire i battiti producendomi in sfide epiche
con ragazze e vecchietti. Ho qualche difficoltà nelle svolte a
destra per cui mi ritrovo fuori rotta ben oltre casa, ma non
importa, almeno, per qualche minuto, sono tornato ciclista.
Dal battello, con la giacca ben chiusa
per evitare la micidiale arietta, osservo il coraggioso che nuota in
mezzo al Tamigi e lo invidio.
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