A un
certo punto, i neuroni finiscono; resta allora la speranza di essere
arrivato ad un punto in cui tutto possa andare avanti anche senza di te. I
miei sono finiti alle 22 della vigilia del giorno di gara.
La
sveglia suona alle 6, proprio nel momento in cui sono seduto sul
water. Non mi preoccupo che possa svegliare qualcuno perché è già
da un'ora che sto facendo rumore, stampando fogli per la spunta e due
zoom della mappa del percorso …mi sono svegliato con questi
pensieri; penso al briefing per i volontari sul percorso e prendo
qualche appunto per quello che dovrò dire agli atleti prima della
partenza su un foglio che scomparirà nei grovigli del caos; ormai è
da ieri sera che navigo a vista. Avrei potuto svegliarmi con pensieri
diversi o non svegliarmi affatto. Il foglio delle “cose da fare
domani” è fermo a quel fatidico momento in cui l'ultimo neurone mi
ha lasciato e oggi è già domani.
Ricordo
il momento in cui se n'è andato. Dopo che Corrado, ieri pomeriggio,
aveva casualmente scoperto che qualcuno aveva spostato i segni dal
percorso per indicare molto bene una strada sbagliata, il piccolo
neurone ha trovato la soluzione per sistemarli e ha lasciato il campo
disfatto. Ora tutto sembra un miracolo. La pretesa di avere tutto
sotto controllo è un'illusione. Senza quella scoperta casuale,
avrebbero tutti sbagliato strada e sarebbe finita come la prima
edizione, nel caos assoluto. La mano che ha spostato il nastro
potrebbe essere la stessa di 3 anni fa o forse è una coincidenza.
Cosa importa? La fortuna è con noi, non resta che lei e la si segue
ad occhi chiusi e con l'encefalogramma piatto.
Il
tempo passa inesorabile e mi immergo, ebete, nel mare di atleti,
amici, sorrisi e piacevoli chiacchiere. I piccoli problemi
organizzativi mi passano attraverso e li cedo, irrisolti, al primo
collaboratore che mi passa accanto.
Ecco
anche i 3 “ragazzi di piazza Repubblica” che invece di trascorrere
la giornata seduti sulle panchine della piazza a chiacchierare, si
sono offerti di aiutare e li guardo lavorare senza sosta con l'occhio
paterno quasi commosso.
Il
briefing dei volontari sul percorso segue tracce di pensiero fossile,
quello per gli atleti anche.
Sono
partiti! Lo sparo dello starter non mi sveglia ma non importa.
A un
certo punto i neuroni finiscono ma il motore ormai è avviato e lo
guardo girare con aria ebete.
I
controlli sul percorso funzionano bene. Sono tutti bravi e ben
istruiti. Anche qui, nella zona di partenza e arrivo, sono tutti
bravi. Manca la bombola, ci pensa Gavino. Mancano i buoni pasto, c'è
Carlo. Loro hanno ancora qualche neurone in vita e sanno cosa fare.
Un'atleta compare dal nulla. Un errore di percorso l'ha rimandata
all'arrivo anzitempo. È solo una, per fortuna. Ricordo ancora la
prima edizione quando 5 minuti dopo la partenza hanno cominciato a
spuntare atleti da tutte le parti, ognuno col suo percorso personale.
Oggi no, la fortuna ci sta guidando bene.
Mi
chiama Checco. Qualcuno ha spostato dei nastri, invitando ad entrare
nel vecchio percorso, distrutto dalle ultime piogge. Non credo ai
complotti. Immagino che un atleta che aveva fatto la prova percorso
sul vecchio tracciato abbia voluto, in buona fede, indicare bene
quello che lui era convinto che fosse il percorso giusto. Ecco, nel
foglio del briefing perso nei grovigli del caos c'era scritto di
avvertire gli atleti che il percorso era stato modificato dopo
l'ultima alluvione. Maledetti neuroni, perché siete scappati? Checco
rimuove i nastri e col suo aiuto e qualche disagio si sistema anche
questa.
L'unico
momento di vero panico è arrivato quando, finito il primo fusto di
birra, non si riusciva a svitarlo per attaccare il secondo. Ma è
sempre Priamo che risolve. Intanto gli atleti continuano ad arrivare
e la festa sale di tono; i fusti non oppongono più resistenza e si lasciano sfilare uno dopo l'altro. Sono tutti felici e io mi lascio cullare dai
loro sorrisi.
Lascio
in giro buste piene di soldi e Stefano, attento, me le recupera.
Lascio in giro anche il bellissimo libro che mi aveva appena regalato
Matteo e anche quello, dopo una breve latitanza, tornerà alla base.
In auto, trovo i buoni regalo che avrei dovuto mettere nelle buste
dei premi e a casa trovo lo striscione che avrei dovuto appendere
sopra la linea dell'arrivo. Ma chi se ne importa? A un certo punto i
neuroni finiscono ma il mondo va avanti benissimo da solo.
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