Che cotta, che cotta quella
cotta! Se ci penso mi sento le ossa rotte.
Era un dì di domenica, sui
calendari pirelli è il primo giorno d'autunno e alberi tutte curve
si spogliano mettendosi in pose sexy … ma la realtà è diversa …
nelle spiagge l'estate cuoce ancora i cervelli degli esseri umani
appositamente allineati
lungo l'azimut solare su appositi teli, come melanzane.
Foto di Tore Orrù scattata il giorno prima |
Sabato
ho organizzato la prova percorso del trail. Non avendo trovato nessun
altro disponibile, ho gestito io il servizio “ristori e ritiri”.
Mi sono divertito molto e sono riuscito anche a correre una
quindicina di chilometri con qualche tratto tirato per far sfogare le
gambe pronte a farne trenta. Mi è rimasta però un senso di
incompletezza. Fra due settimane farò il servizio scopa a Baunei.
Dovrò seguire i primi 45 chilometri della 90 e mi è venuta una
mezza voglia di proseguire fino al traguardo. Con il solo DNA, per
quanto spettacolare come il mio, non si può fare tutto; stupidità e
testardaggine aiutano ma non bastano; ci vuole anche impegno e
allenamento. Domenica mattina, dopo aver sbrigato un impegno
domestico, decido allora di correre lungo i 30 chilometri del
percorso di gara, da solo. Parto il prima possibile ma sono già le
10:10 e fa un gran caldo. Bene così, a Baunei correrò tutto il
giorno e senza aria condizionata; meglio abituarsi anche a questo.
Parto
di buona lena e sono subito fradicio di sudore. Mi tolgo la maglietta
per trovare refrigerio ma l'aria è ferma. Già dopo 9 chilometri
capisco che non è giornata per fare un allenamento veloce. Continuo
un po' più lento. Arrivo al dodicesimo, a s'enna sa craba, in 1h20.
Mi tolgo lo zainetto, lo nascondo, e mi porto solo una bottiglietta
per l'anello di 9 km. Risalendo a s'enna devo rallentare e camminare,
sento il cuore nelle orecchie. Poi recupero lo zainetto e scopro che
la borraccia nuova che doveva coprire gli ultimi 9 km ha perso metà
del contenuto. Mettendo insieme tutti i resti di liquido riesco a
riempire una borraccia ma non posso dissetarmi come speravo. Dopo una
lunga discesa, risbuco sulla strada in dolce salita. Inizio a correre
ma mi devo fermare subito. Ho un buco nell'anima e mi sto sgonfiando.
Sento il risucchio nelle orecchie. Il cuore pompa veloce ma
inefficace. Sto soffrendo. Non è quella sofferenza “compagna di
viaggio” che conosco bene e con cui ho un rapporto ormai
amichevole. È una sofferenza diversa, antipatica, che se potessi
avrei evitato cambiando scompartimento ma, visto che sono lì, ne
voglio approfittare per imparare a conoscerla. Potrei tagliare ma
quello che resta del cervello, mi dice “bene, ora vediamo se riesco
a fare passare la crisi continuando a camminare”. Divido
mentalmente l'altezza del liquido rimasto nella borraccia per i
chilometri rimasti e quando il gps fa beep mi concedo un sorso. Non
corro più neanche in discesa. Sono sempre più sgonfio e non voglio
collassare. Cammino in discesa e striscio in salita
Sto
facendo un “regressivo” non programmato. È una metodologia di
allenamento che praticavo su me stesso, che consisteva in una prima
parte veloce e stancante per portare il fisico in condizioni di
stress seguita da una seconda parte “insegna a correre al tuo
zombie”. Eccomi qua. Oggi la regressione mi ha portato ad uno
stadio ulteriore, che non avevo mai sperimentato, in cui lo zombie è
troppo stanco per correre e non ha più voglia di carne umana. La
regressione è tale che non sogno neanche più la birra. La cosa più
sexy che riesco a sognare è acqua fresca e forse anche una bella
bara morbida e ombreggiata dove sdraiarsi per un lungo riposo.
Ormai
sono quasi arrivato. Sfioro le case di poggio pensando che se
crollassi qualcuno potrebbe salvarmi con un'acqua fresca frizzante ma
mi guardano solo i cani. L'asfalto era lì, comodo e pianeggiante ma
l'asfalto non è un'opzione. Me lo ripeto mentre mi trascino sui
saliscendi del sentiero: “l'asfalto non è un'opzione”. Ormai il
cervello è andato
Sui
calendari pirelli è il primo giorno d'autunno e alberi tutte curve
si spogliano mettendosi in pose sexy. Sono un duro ma facile alle
cotte.
Che
cotta quella cotta!
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