La sveglia è alle 5:50 ma alle 5:30
mi sveglio con una strana sensazione. Un odore, strano, cattivo, un
fetore … spesso mi sveglio avvolto dal mio odore ma stavolta non
sono io. Viene da fuori, dalla finestra lasciata aperta per l'aria
fresca della notte. Sono 15 minuti brutti, non sono lucido e
quell'odore mi sembra troppo penetrante; mi sento il naso pieno, le
mucose irritate. Mi affaccio pensando di vedere una nube tossica
giallo-verde a forma di teschio ma il cielo è terso. Pian piano mi
rendo conto che è la solita puzza dell'inceneritore che, a volte. un
vento beffardo mi infila nel naso. Credo che di notte brucino roba
più sporca, più puzzolente approfittando del sonno per restituirci
l'aria avvelenata, “cancerizzata”, piena dei nostri sprechi. Nel
mondo moderno non si muore per gli ideali ma per mancanza di essi.
Moriremo tutti, ma intanto si va alla
ricerca di aria pulita, là dove l'uomo cerca ancora l'equilibrio con
la natura e sente ancora i suoi odori corporei. Verso il supramonte
di Orgosolo.
Di solito sono puntuale, questa volta
ho sbagliato il calcolo del tempo di percorrenza e ho ritardato di
una ventina di minuti. Checco però ci tranquillizza: “siamo in
orario, dovevamo partire alle 9 ma avevo detto alle 8:30 perché c'è
Lorenzo” Di solito sono puntuale, dicevo, anche se non tutti lo
sanno.
2 anni dopo, siamo gli stessi 4, io,
Checco, Cirro e Gianneddu più Roberto e la piacevolissima presenza
femminile di Laura e Luana che, come due zollette di zucchero,
riescono ad addolcire perfino l'asprezza del supramonte.
Siamo in un mondo primordiale e fra i
maschi invece c'è lotta per il ruolo di capobranco. Il piccoletto si
mette in testa al gruppo ma dopo il terzo errore in dieci minuti,
tutto il branco decide di seguire il maschio dominante munito di
traccia gps.
Il comandante, però, invece di stare
in testa a guidare gli uomini come Garibaldi o Che Guevara, sta in
coda e ci guida dal posteriore, rimproverando, a posteriori, chi ha
sbagliato: “non saresti dovuto andare di là”; è un po' come
farsi guidare dal culo ma è tutto bello, divertente; è un mondo
meraviglioso, unico. Le fonti ricche, i cinghialetti che attraversano
il sentiero appetitosi
Le guglie di Montenovo San Giovanni
Il leccio che una ghianda ambiziosa ha
fatto crescere in una roccia
Nuraghe Mereu, enorme, magnifico,
integrato perfettamente in quella natura,
Balcone sulla gola di Gurropu.
Su disterru, il buco del culo di
questo pianeta....
Sto tenendo una pisciata e l'ambizione
me la fa immaginare come 100 metri di cascata. Torno su alla ricerca
della pisciata perfetta dall'orlo della voragine. Mi avvicino; dovrei
affacciarmi di più ma su disterru mi guarda male e mi dissuade.
Intimorito, faccio un passo indietro. Il getto triste non raggiunge
il bordo della voragine; provo a stringere il tubo per aumentare la
pressione del getto ma senza successo; il getto viene assorbito
interamente dalla terra del margine di sicurezza che mi ero lasciato
davanti ai piedi per non precipitare. Ma forse è meglio così.
Immagino il titolo dell'Unione “Anziano escursionista
precipita nel baratro mentre sta urinando” e la vergogna di quando,
cadavere, i soccorritori mi avrebbero trovato con i pantaloncini
abbassati. Sconfitta cocente ma giusta, lo ammetto.
Ma anche la natura, purtroppo, a volte
perde. I lecci millenari della foresta di sas baddes stanno morendo. È
una vista impressionante. Le radici troncate, fuori dalla terra;
giganti a terra, i corpi immensi sdraiati, uno sull'altro, come
abbracciati. L'ordinata verticalità del bosco sconvolta in un
disordine in cui è anche difficile orientarsi
L'idea che tutta questa meraviglia sia
in pericolo, mi scava dentro; mi torna la sensazione di fetore e
impotenza che annusavo stamattina. Questo tema, però, lo vorrei
approfondire a parte.
Noi finiamo gloriosamente il nostro
magnifico giro, tutti stanchi ma soddisfatti e uniti da una grande
simpatia, nel senso letterale del termine di comunanza, armonia,
condivisione di stati d'animo e di birre fresche.
Foto di Flavio, Luana e Gianni
|
Nessun commento:
Posta un commento