Carloforte, isola di San Pietro. 1992
circa, giugno o giudilì. Siamo due americani e 4 o 5 “continentali”,
tutti scienziati arrivati al CRS4 per contribuire allo sviluppo
scientifico e tecnologico della Sardegna. Le misure sono OK. L'isola
non è grandissima, si può fare il periplo. Tempo = distanza /
velocità. In due giorni si fa.
La tabella di marcia si inceppa quasi
subito, sulla scogliera gli spazi sono frattali e sfuggono ad una
definizione lineare di distanza; si avanza lentamente e la velocità
prevista non è praticabile. Il caldo ci fa buttare in mare e succhia
le energie. Ombra zero. Gli apache, nascosti dietro le rocce,
cominciano ad attaccare. Alan, per sicurezza, si era portato dietro 5
litri d'acqua, fornello a gas e riserva alimentare; troppo peso per
avanzare sulle rocce scure sotto il sole senza sciogliersi. La mia
futura moglie si offre di accompagnarlo a cala fico, punto previsto
per il pernotto, tagliando per la strada e io mi offro di
accompagnarli. Mi dispiace, perché su quelle scogliere, in quelle
insenature profonde, in quel territorio selvaggio scolpito dal mare e
dal vento, in quell'inferno di rocce calde e pungenti mi sentivo in
paradiso. Sulla strada, lunga, assolata trovammo anche un passaggio
nel cassone di una diligenza apixedda cabriolet. “È stravolto”,
dicemmo al conducente indicando Alan, e lui ci prese su per pietà.
Arrivati a cala fico, Alan tirò fuori il fornello e si cucinò gli
spaghetti. Anche noi mangiammo qualcosa. Ci sistemammo sul fondo di
una barca e ci infilammo nel sacco a pelo. Ricordo che gli altri
arrivarono stravolti quando era già buio da un paio d'ore. Il giorno dopo, erano tutti
talmente stanchi che decidemmo di tornare al porto per la strada
principale, su sporco asfalto. Un manipolo di scienziati teorici
coraggiosi, sconfitti dalla realtà.
26 anni dopo, mi si presenta
l'occasione di riprovare. Il percorso del “tuna coast trail”,
ricalca, in buona parte, quello previsto in quel lontano week end nel
lontano west. Non c'è Alan, non credo che nessuno si porterà dietro
fornelli a gas, la mia futura moglie si è sposata. Saremo in pochi,
un manipolo di podisti coraggiosi in balia degli apache nascosti
negli anfratti rocciosi ma soprattutto delle calde rocce nascoste
sotto gli apache. Sarò la retroguardia, accompagnerò gli ultimi e
guarderò loro le spalle dagli attacchi del sole a picco e dalle
punture dei fichi d'india, quegli indiani dolci e fichi.
Domani, a carloforteapache, sarà un
magnifico massacro.
Intanto mi bevo una bella birra
fresca. So che domani me la sognerò, così me la godo di più.
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