Partenza
Entrare nella grotta è
sempre una meraviglia. Ammirare il fascino di quel mondo sotterraneo
costruito in puro stile gotico in millenni di continuo lavoro
certosino di gocce d'acqua calcarea, immaginare, dietro ai cancelli
chiusi, corridoi infiniti di palazzi principeschi con sale immense,
corsi d'acqua, mondi misteriosi. Uscire dalla grotta è altrettanto
affascinante, con il manifestarsi dei colori, il verde che è vita e
degli spazi aperti che sono libertà e del blu che ... oggi niente
blu, pazienza.
Cerco di capire chi
saranno i miei compagni di viaggio. Scambio due parole con una coppia
di inglesi venuti appositamente da una cittadina fra Londra e
Cambridge. Lì piove quasi sempre e la pioggia non li spaventa;
sarebbero una buona compagnia ma aumentano il ritmo e non li vedrò
più. Una scopa non si deve affezionare, mai. Ne va della sua
professionalità. Anche Agnese oggi è in missione speciale e non mi
aspetta! La saluto all'ingresso del sentiero.
Arenas – Graziella
Quando vedo Graziella che
alterna camminata a corsa anche sul falsopiano iniziale, capisco che
sarà lei la nostra compagna. Lei, come poi Patrick più tardi, si
pone problemi nei nostri confronti. “Vi rallento, mi dovete
aspettare”. È così ma questo è il ruolo delle scope. Senza
qualcuno che ci rallenta il nostro scopo di scope verrebbe a mancare.
Siete voi ultimi la nostra ragione d'essere; grazie per rallentarci.
La salita è lunga,
tecnica, all'inizio anche ripida. Sulle pareti del lunghissimo tunnel nella foresta
avvolgente ogni tanto si aprono delle finestre dalle quali si scorgono
paesaggi sempre più ampli. Il gigante sa ricompensarci e l'altezza
dà significato alla faticosa conquista offrendo panorami immensi,
senso di dominio. Graziella è soddisfatta ma già provata dalla
prima lunga salita e non è pronta alla sicura sofferenza che
l'aspetta più avanti; decide di fermarsi ad Arenas. Rispetto per
tutti quelli che ci provano, indipendentemente dall'esito.
Puddusinu – Gianni
Siamo gli ultimi, al
ristoro dobbiamo finire tutto! Spazzolare tutto ciò che resta fa
parte del lavoro di scopa. Niente male la confettura di mandarini;
sono le 9 e mezza, è ancora presto per una birra, la chiederemo al
prossimo ristoro. Siamo bravi io e Gianni: lasciamo il ristoro di
arenas quasi pulito 25 minuti dopo il penultimo atleta. C'è da
correre per raggiungerlo e la cosa non ci dispiace. Gianni è un
ottimo compagno di viaggio, forte, spiritoso. Infatti sarà una
frazione frizzante, veloce. Quasi tutta discesa e nel tempo di un
respiro arriviamo a Puddusinu.
Antas – Alessandra
Al ristoro di Puddusinu
troviamo Alessandra, ferma per una lieve crisi respiratoria, d'asma.
L'ostacolo di Alessandra
è più alto. Il suo obiettivo è arrivare senza prendere ventolin,
superando le crisi di asma col puro controllo del respiro. È
difficile e in certi momenti frustrante non potere respirare a
volontà ma poi, avere la meglio sulla malattia è una vera vittoria
e una grande soddisfazione.
Si parla anche di Roberto
Zanda e della sua vicenda ormai avviata verso un epilogo drammatico.
Ecco, è qui, arrancando in salita, sotto la pioggia che si può
parlare a ragion veduta di lui e della sua vicenda. Che ne sapete voi
che commentate e criticate dal divano di casa? Noi vediamo in lui una
passione assoluta, estrema, inarrestabile. Un paradigma che ci fa
vedere fino a dove può arrivare l'uomo con la sola forza della
passione. Un uomo che sicuramente, col suo esempio ha portato molti a
superare i propri limiti mentali. Forza Roberto, sei un grande!
Il bellissimo sentiero di
antica origine romana ci porta in vista del meraviglioso tempio di
Antas. Alessandra, prima di scendere al ristoro, fa una breve pausa per non farsi vedere ansimante
dai medici del presidio. Poi anche lei parte e la
rivedrò al traguardo.
Malacalzetta –
Patrick
C'è anche chi, in tutto
ciò (lotta contro se stessi, contro la natura, …) trova lo stimolo
più grande in una medaglia. È un po' che Patrick sta con noi. Ogni
tanto prova a correre ma poi deve rinunciare: un infortunio al
polpaccio gli impedisce di correre già da quando mancavano una
trentina di km al traguardo. L'ostacolo è diventato troppo alto per
lui. “Mi ritiro, non ha senso andare avanti così, ...”. Patrick
dice tutto col sorriso sulla bocca; riesce dire sorridendo anche che
è morto e amareggiato per la prospettiva del primo ritiro. È la sua
naturale simpatia che lo fa sorridere dove altri piangerebbero. In
realtà è serio. Il villaggio abbandonato di Malacalzetta, con i
suoi fantasmi che fanno festa in continuazione fra i ruderi delle
abitazioni minerarie è il giusto sfondo. Dopo un'oretta di
simpatiche lamentele, Paolo gli urla: “non dovrei dirtelo ma per i
finisher quest'anno c'è la medaglia”. Si ferma un attimo, cambia
espressione e riparte, sempre camminando ma a velocità doppia
rispetto a prima! Patrick, l'autoeroe, si merita una medaglia e non
possiamo che incoraggiarlo in questo suo nuovo obiettivo.
Marganai – Paolo
Paolo, il motivatore di
Patrick, è anche l'ideatore del percorso e conosce a memoria tutte
le difficoltà che lo aspettano. Le parole di Fabio Vedana “hanno
deciso di crearsi un ostacolo e di superarlo” per lui calzano a
pennello. È lui che ha disegnato il percorso, si è regalato tutti
quei denti dell'altimetria che affondano nei suoi quadricipiti poco
allenati e anche quei 5 chilometri finali in più per rendere il suo
ostacolo un po' più alto. Lo affronta con sofferenza ma anche con la serenità
di chi manda consapevolmente l'ambizione oltre le capacità fisiche.
E viene ripagato, anche lui, dal solito gigante buono. Più è
maestosa, selvaggia e apparentemente ostile, più la natura ci
affascina. Le pareti verticali, le rocce dure e spigolose, le
intemperie … . Anche la salita verso Marganai offre scorci di
bellezza selvaggia che addolciscono e giustificano la fatica.
Il bellissimo silenzio
della natura è rotto da un continuo chiacchiericcio, fra lui e
Patrick c'è sempre chi parla. È però sempre piacevole sentirlo
parlare, con intelligenza, esperienza e passione. Sono sicuro che con
lui alla guida questa manifestazione diventerà sempre più bella.
Punta San Michele –
io
Dopo l'ultimo ristoro del
Marganai, si sale ancora un po' fino a punta san Michele, con i suoi
famosi panorami nascosti nelle nuvole, tutti da reinventare con
l'immaginazione.
Siamo qui, fuori dal
salotto di casa, per superare i nostri limiti mentali e raggiungere o
almeno avvicinare quelli fisiologici, senza superarli però, perché
superare i limiti fisiologici vuol dire, inevitabilmente, scoppiare o
rompersi. Io ci sono andato a sbattere più volte e a quanto mi hanno
detto i medici, ora devo rallentare. Eccomi qui, infatti, a fare la
scopa rispettando i limiti di velocità e i divieti di sorpasso del
mio nuovo regolamento stradale.
Almeno nel finale voglio
però correre con me stesso e ritrovare un po' di silenzio, di
immersione completa nella natura e di allegria nelle gambe.
Nell'ultima discesa, mi regalo una licenza e lascio Paolo e Patrick
con Gianni. Mi diverto a scendere in relativa velocità,
controllando, in equilibrio dinamico, le mini-scivolate sul fondo
fangoso; ogni tanto mi fermo ad aspettare, poi riparto con la buona
compagnia di me stesso.
Ed ecco l'arrivo. La
festa, nonostante sia cominciata molte ore prima, continua; molti
sono già partiti ma l'accoglienza è fantastica e il piacere di
essere arrivati si concretizza in una doccia calda, due o tre birre
fresche, un buon pasto e un caldo abbraccio sociale.
Bello essere arrivati. Ma
non ci fermiamo qui. Presto andremo al sea trail di Porto Corallo,
dove splende sempre il sole.
Un altro giorno pieno di
vita è passato e me ne restano, fino a prova contraria, altri 17135!
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