Oggi ero volontario con Fabio e Nello
al ristoro del trentesimo chilometro della maratona di Cagliari.
Aspettavamo gli atleti lì, seduti sul famoso muretto del trentesimo
a vederli sbattere la faccia contro la fatica. È stato bello, perché
si vede dalle espressioni del viso che è una fatica che addolcisce,
come una leggera sbronza. Gli atleti però erano pochi e fra un
gruppo e l'altro c'è stato tempo per qualche riflessione, forse
troppo tempo.
Penso che bisognerebbe partire da qui,
da questo bel percorso in questa bella città per crescere.
Mi piacerebbe vedere diventare la
maratona di Cagliari una festa di tutta l'atletica sarda, se non di
tutta la Sardegna. Per fare questo, bisognerebbe riuscire a
coinvolgere le società dell'isola.
Immagino, per esempio, ogni ristoro
gestito da una società di atletica di una località diversa che,
oltre al minimo necessario messo a disposizione dall'organizzazione,
aggiungesse qualcosa della propria tradizione locale per
valorizzarla. Come? Non so … costumi, musica, specialità
gastronomiche … . Arancia, banana o panada? I primi tirerebbero
dritti, magari con un sorriso. Gli ultimi si fermerebbero e credo che
non si scorderebbero facilmente l'accoglienza sarda.
Immagino, anche, e mi piacerebbe
moltissimo che gli spugnaggi fossero in mano ai bimbi; vedere gli
esordienti delle società del circondario dare le spugne agli atleti,
raccoglierle da terra, dare il 5 agli atleti, fare il tifo per i
master della loro squadra e per tutti. Sarebbe bello per loro,
sicuramente per gli atleti, per i genitori e per la città.
Mi piacerebbe vedere all'arrivo una
vera festa – non che mancasse niente di essenziale, ma non si può
non trovare birra al molo ichnusa. Anche Gabrielli lo
comprenderà. Una festa che abbracci e conforti chi arriva stremato e
che ricompensi i volontari per il lavoro fatto.
Forse sono solo sogni da ubriaco ma
cercherò di fare qualcosa perchè si realizzino.
Ci sarà birra al molo ichnusa.
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