… eppure ero sicuro di averla
sciacquata … Dalla mia
muta
piovono alghette sui tappetini pulitissimi della zona cambio. Faccio
finta di niente, del resto, anche
volendo, non potrei passare
lo straccio. Noto anche uno squarcio nel neoprene all'altezza
della caviglia.
Guardo
la mia
bici sporca
di grasso
e mi rendo conto di essere lo straccione
della zona
cambio.
Per fortuna il
triathlon
non è una gara
di bellezza;
a dire il vero oggi non
mi sento
un granché
neanche
come forza e
salute.
Nei
giorni scorsi
non stavo bene: febbriciattola,
stanchezza
di testa
e di
cuore. Come
entusiasmo
poi sono a terra:
l'idea di
buttarmi
nell'acqua
gelida
e poi di soffrire per
l'affanno
e per il caldo
in bici e di corsa
non mi attira
proprio, ma
ormai
sono qui e
si parte. Con
calma,
però.
Non spingete, che fretta
c'è?
Sono ormai più di due mesi che vado in
piscina ma non ero pronto a questo. Palette, pull buoy, nuotare con
un braccio solo, respirare ogni sette, ma questo no. La lotta col
maroso non faceva parte del programma d'allenamento. Dopo minuti di
lotta riesco ad
arrivare
con l'acqua
all'ombelico;
mi volto e la spiaggia è sempre lì, vicinissima. Evito
di tuffarmi
nell'onda per
non prendere calci e perdere
gli occhialini
e l'affronto
di petto facendomi ributtare
indietro in un'interminabile
guerra
di trincea
finché, superata l'ultima barriera di schiuma, posso
finalmente iniziare a nuotare. L'acqua è fredda ma non gelida
e capisco
che riuscirò a
sopravvivere.
Superata
la
prima
boa,
si nuota
bene a
favore
di vento ma
le boe sono lontanissime
e sembrano
non arrivare
mai.
Si gira
di nuovo, puntando
due puntolini bianchi
sulla spiaggia,
che dovrebbero essere le
bandiere
che indicano
l'uscita. Il
vento ora
è laterale
e mi spinge il mare
in bocca.
Finalmente
i piedi toccano la sabbia.
Giusto il tempo per un respiro di sollievo e
c'è da
fare
il secondo
giro. Riprendo la lotta con le onde. Comincio a perdere la
sensibilità ai piedi e, fingendo di fare una gambata stile, sbatto i
piedi contro l'acqua per riattivare la circolazione. Le boe sono
ancora
più lontane
del giro precedente; ogni tanto
bevo un po' ma non
affogo
e, dopo
50 minuti, sono fuori dall'acqua. Un'eternità, ma in zona cambio ci
sono ancora molte bici, circa una su quattro, una cinquantina in
tutto. Tanti hanno fatto peggio di me.
Ed ecco la mia.
È sporca, non la lavo
da ottobre,
non ho neanche messo il grasso alla catena e l'aria nelle gomme è la
stessa che ci aveva pompato dentro Francesco una settimana prima.
Tanto non sono competitivo, inutile perdere tempo nei dettagli. A
parte i piedi, il resto del corpo non ha freddo. Faccio
ambarabaciccicoccò
– ci vuole meno di un minuto e aiuta
a trovare
la soluzione
migliore a tutti
i dilemmi
– e decido di non
infilare l'antivento. Cos'altro devo fare? Sfilata la muta, infilo il
casco, il pettorale, mi siedo, fazzoletti in tasca, calze e scarpe,
mi rialzo, rinuncio ai guantini impugno il sellino e corricchio verso
l'uscita della zona cambio. Mi fermo. Non ho gli occhiali. Appoggio
la bici per tornare a prenderli ma mi rendo conto che molto
probabilmente in
zona cambio non li ho mai lasciati. Peccato. Non potrò sfoggiare
i miei bellissimi occhiali “lastminute.com”
gadget trovato in qualche pacco gara con
la
montatura stampata piatta,
tipo
occhiali 3D. Sono orribili,
ma adattissimi
al
mio stile di oggi e avrebbero
spaventato gli insetti e i pollini che si aggirano sempre in cerca di
un buco
umido dove infilarsi. Non
importa, tanto non devo andare veloce, ho la bici sporca, il cuore
stanco e le gomme mollicce. Intanto però, andiamo; sono
curioso di vedere
chi c'è davanti a me … .
Sui
saliscendi della strada costiera, mio malgrado, continuo a superare.
Forse mi sto facendo prendere troppo dalla gara; è
divertente, spero però di non pagarla dopo. Ecco il
mitico Teo: solo un mesetto
fa si è fratturato una clavicola ed ora è qui a
lottare
contro onde
e salite.
Lo riconosco dal
caschetto
super aerodinamico. Solo
quello. Infatti la testa tende ad andare in avanti bucando l'aria ma
poi si deve trattenere frenata da una bici e una posizione non
all'altezza: se
solo potesse staccarsi dal collo volerebbe.
“Dai
pedala
che Samuel
è davanti”
Giuseppe ha
seguito le schermaglie
scherzose fra me
e Samuel
su fb e mi sprona alla
lotta.
Potrei spingere di più ma
comincio a
sentire l'affanno
e anzi,
raggiunta
la
parte
più facile
del percorso, mi adagio
su un'andatura
agevole.
Non supero più, o meglio,
raggiungo
un equilibrio dinamico
e il numero di sorpassi
è quasi
uguale
alle
posizioni che perdo. Mi
pongo l'obiettivo di restare
sopra i
30 di media, così,
giusto per avere
lo stimolo per continuare
a spingere
almeno
un po'.
Rientrando
sulla costiera
riprendo a
superare.
Mi diverte molto
superare
in discesa, piegando
più degli altri
nelle curve e poi sugli
strappetti in salita, sfruttando la conoscenza perfetta del percorso.
Vedo Massimo
fermo con
la
catena
bloccata
poi, sull'ultima
salita,
riconosco
Corrado
poco avanti.
Sono entrambi
della mia
categoria
e fra
i più forti in Sardegna;
forse
il podio non
è poi irraggiungibile.
Seguo Corrado
a distanza
e approfitto
degli ultimi 3 chilometri facili
per nutrirmi e recuperare
in vista dell'ultima
frazione.
Il
secondo cambio
mi pare
di farlo
bene ma Corrado
è sparito
davanti
e mi ci vorranno un paio di
chilometri per raggiungerlo.
Ecco
ancora
Giuseppe. “Samuel
dov'è?” gli chiedo. “è ancora
avanti,
devi spingere”
“sono fiacco,
non è giornata”
“com'è che proprio oggi
che io non
corro, sei fiacco?”
Eh sì: Giuseppe è un altro
dei miei avversari
preferiti ma oggi
non corre. Francesco
è troppo avanti,
irraggiungibile,
Teo è troppo dietro. Mi rimane
Samuel,
ma sarà
dura. Dopo
i primi chilometri riesco a
ritrovare
un'andatura
efficace
e sciolta. Il
quarto
e il quinto in classifica
che mi hanno
doppiato
prima, non
si allontanano
più tanto e
per il resto sono io che
supero gli altri.
Un po' di affanno
è sempre lì, in
sottofondo, però mi
diverto. Nel pubblico ci sono tanti
amici
e qualcuno
mi fa
un tifo davvero
esaltante.
Nei quattro
giri del percorso
a bastone
studio
la situazione.
Francesco
ha
più di tre chilometri di vantaggio,
Samuel
circa 500
metri. Di giro in giro si avvicinano
ma troppo
lentamente.
Teo è quasi
un giro dietro e dopo
essermi divertito a
superarlo
in bici, ora mi
posso divertire a doppiarlo.
Grazie
Teo. Migidio Bourifa,
fortissimo maratoneta
all'esordio nel triathlon,
è dietro di me e non si avvicina.
E c'è anche
Claudio
Chiappucci,
anche
lui al
primo triathlon,
che corricchia pesante.
È della mia
categoria
ma
è quasi
due giri dietro … anzi
ora più
di due giri. Approfitto
del doppiaggio
per incitarlo.
Tutto ciò è divertente. E
poi ci sono gli amici
che fanno
la staffetta,
Manu,
Gigi, Luka,
sto correndo più veloce
anche di loro e anche questo
mi esalta. All'ultimo giro sono
ormai
stanchissimo
ma continuo
a divertirmi
fra sorpassi
e incitamenti.
Ora vedo
la schiena
di Samuel
ma
è troppo tardi
e sono troppo stanco
per fare
lo sprint e poi oggi è stato
più forte di me e si
merita di
arrivare prima.
In
queste 5 ore di gara sono
passato
dalla svogliatezza della
partenza all'entusiasmo dell'arrivo.
Quarantatreesimo su quasi 200, quinto di categoria a meno di un
minuto dal podio, tredicesimo nella frazione di corsa.
A parte
le alghe
appiccicate,
le gomme mollicce e il nero
sugo di catena,
non
faccio
poi così schifo.
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