È passata una settimana. La
stanchezza dalle gambe si è diffusa a tutto il corpo. La testa è
piena di un fluido viscoso che inghiotte tutte le iniziative e le
idee e me le fa uscire dal naso. Lì, in quel fazzoletto sporco, sono
finiti i miei progetti per il futuro. È
tutta colpa vostra, amici,
avete soffiato troppo
forte
e non
mi sono
riuscito a fermare prima del traguardo.
Le
bolle sotto i piedi sono
ancora lì,
gonfie di gloria ormai
putrida. Non ne vado più così fiero.
Non ci gioco più. Volevo
farla tutta correndo e, con una preparazione meno
scriteriata
credo che avrei potuto farcela. Non
penso
però
che ci riproverò.
Quella lunga
striscia
d'asfalto è
troppo lunga, è
troppo striscia, è
troppo asfalto. Se
devo lottare e soffrire, i
miei istinti bestiali
mi fanno preferire, di molto, la
corsa in montagna, la
lotta con la natura, con le sue forze, in
un corpo a corpo appassionato fino all'amplesso finale. Il
passatore invece
mi
fa sentire solo a lottare contro me stesso, come in un
triste atto di autoeroismo.
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