Il percorso è questo, il sole è quello di due anni fa. Grazie Antonello per la foto (http://www.antonellovargiu.com) |
Sole,
pioggia, sole. Si preannuncia una bella giornata schizofrenica.
Osservo con distacco l'entusiasmo degli atleti e il panico degli
organizzatori. Poverini come sono agitati; se non trovano un medico
non si può gareggiare. I miei occhi mi guardano stralunati dal
lampione: sono anch'io organizzatore e pure atleta ma sono lì
tranquillo che chiacchiero. Ecco Stefano:
“Alle
prossime regionali mi presento candidato ...”
“Senti:
tu sei medico, vero?”
Si
gioca sul filo del voto di scambio ma alla fine la sua disponibilità
è sincera come la mia riconoscenza.
Cominciano
le gare. Aiuto i giudici federali a dirigere il traffico. I giovani
li facciamo girare larghi le donne anziane sul circuito più breve
che se devono saltare il fosso ne perdiamo una ad ogni giro.
Tocca
agli uomini di mezz'età: mi metto in griglia. Tutto pronto per la
partenza. Quasi. Manca solo il segnale di via libera da un
fantomatico “addetto al percorso”. Ma che cazzo sta facendo 'sto
qua? Vogliamo partire? Finalmente lo chiamano per nome. Sono io. Esco
dalla griglia, con un gesto rapido della mano nomino un “vice
addetto al percorso” e mi rimetto in griglia. Bang! Sono un po'
indietro ma non importa, preferisco partire tranquillo. Il percorso è
adagiato su un pendio al 3-4%, continuo sali-scendi, curve secche fra
gli ulivi; il terreno, intinto nello scroscio di pioggia, è molle e
a tratti scivoloso, i polmoni sputano quantità di anidride carbonica
da effetto serra fulminante ma le gambe reggono e pian piano recupero
posizioni. Arrivo intorno alla ventesima e, come sacchettaro di
talento, agguanto la posizione perfetta: terzo e ultimo dei premiati
della mia categoria.
Peccato
per il premio. Mi sono sentito un po' umiliato da quella bottiglia di
vino da due soldi e quel barattolino di vaselina piccante. Ho
protestato con gli organizzatori dicendo "chi è quell'idiota
che ha scelto, acquistato, confezionato e trasportato questo
sacchetto di m....?" Mi hanno risposto, ridendo, che ero stato
io.
Belli
i cross, 20 minuti di fuoco e divertimento. Mentre un muscolo si
massacra, l'altro si riposa: una staffetta muscolare con continui
passaggi di testimone e massaggio fisioterapico incluso nel percorso.
Grande, atletica Capoterra, la mia squadra, a volte litigiosa ma
dalle risorse incredibili. Ho visto un boschetto di eucalipti
trasformarsi in un palco in meno di un'ora, parti della pista da
cross nascere, in un paio di giorni, dal sottobosco incolto e altre
talmente lisce da poterle correre a piedi nudi.
Bella
giornata. Io e mi, l'atleta, abbiamo aspettato me, l'organizzatore,
che finisse di togliere i nastri dal circuito. Finalmente, stanchi e
soddisfatti, siamo saliti in macchina. Io guidavo, gli altri due si
sono addormentati prima che arrivassi a casa … shhhh.
Bellissimo cross, bellissimo racconto. Direi un crossing-over, o ricombinazione di materiali genetici appartenenti a istanze psichiche in equilibrio ludico... Sul doppio mi sollazzo e mi rispecchio (parecchio) anch'io!
RispondiEliminaBuone corse da Mariano!
Grazie Mariano! Oh, mi ci son voluti due minuti buoni per capire il tuo commento. Poi, incuriosito, sono andato a vedere il tuo blog e l'ho aggiunto subito all'elenco delle cose da leggere.
EliminaLorenzo non sai cosa ti sei perso dal suo blog in questi mesi!!! Bel racconto oltre che una buona prestazione! Uno e trino.. :-)))
EliminaHai fatto i complimenti al blogger e all'atleta ma non all'organizzatore. Il mio equilibrio interno potrebbe risentirne!
EliminaCerchero' di recuperare il blog di Mariano andando indietro nel tempo. Mi attira perche' non e' banale. Per niente.
Ma come!? Uno e trino era riferito alle tre figure!!! Mica era Trino Vercellese!!!! :-)))))
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