percorsi non lineari |
Seguire tracce del
passaggio di esseri umani consente di non finire incastrati fra rovi
e rocce instabili ma costringe a seguire le intenzioni di quelli che
hanno tracciato. Qui, più che gente di passaggio che segue percorsi
lineari per attraversarlo, sono “utenti” di quel territorio,
cacciatori, boscaioli e i loro percorsi servono per viverlo,
sfruttarlo e spesso girano su sé stessi. Sentieri di cacciatori che
muoiono in punti di appostamento, stradelli che al momento cruciale
girano nella direzione sbagliata. Mi inoltro nei boschi diverse
volte, seguendo tracce umane ma non incontrando nessuno se non
cinghiali e ne esco fuori sempre più stanco e inselvatichito e
sempre nel punto sbagliato. Mi nutro di corbezzoli ma non c’è
acqua. E quando, la borraccia ormai vuota, il cielo che s’inscurisce
e i piedi stanchi, avevo ormai deciso che sarei rientrato per la
strada facile e conosciuta, non ho resistito all’invito di un
sentiero sulla sinistra che mi ha fatto l’occhiolino. “Mi infilo
solo un attimo per vedere se è pulito e per registrare il punto
d’accesso sulla traccia gps”. Non ho finito di pensarlo che sono
già oltre, risalendo un crinale roccioso.
Su un roccione vedo il
fantasma di un segno completamente scolorito del “sentiero Italia”
e so che non tornerò indietro. Salendo, il bosco si dirada lasciando
spazio a emergenze granitiche. Qui il sentiero si frantuma in mille
tracce fra cui non è facile trovare il cammino più semplice. La
testa del monte conchioru ha un’acconciatura di rocce allineate che
formano un’inconfondibile linea di cresta punk che ne palesano il
carattere duro, secco, aggressivo ma che trova in questa durezza il
suo fascino unico. E dopo 5 ore di lento e faticoso vagare mi ritrovo
finalmente sul percorso che scende ad arcu mannu e che in un’ora mi
riporterà a casa, con in testa una strana idea: la 20km del 2020
sarà punk.
E allora punk sia! Ma tanto io andrò a Is Cioffus :-)
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