Ogni volta che preparo la borsa per un
viaggio, che sia per turismo o per lavoro, mi porto l'indispensabile
per correre. Fra scarpe, maglietta e pantaloncini, fanno circa mezzo
chilo e 6 decimetri cubi che, sfrattando la giacca pesante e qualche
mutanda, entrano anche nei 44 decimetri cubi dei bagagli a mano dei
voli low cost.
Al ritorno, quei 6 decimetri
cubi hanno sempre un odore particolare di vissuto, diventano come un
souvenir “profumo di corsa intorno alla tour eiffel” perché non
rinuncio mai ad una corsa per marciapiedi, strade, parchi … ;
durante ogni soggiorno, una mattina, sul presto, esco dall'hotel come
un packman, con una direzione in mente: destra o sinistra; poi il
resto verrà da sé. Potrebbe sembrare una visita frettolosa; io,
invece, la trovo intima: scambio fluidi corporei con la città,
sudore in cambio di fango, pioggia e aria odorosa. Correre non è
attività da turisti ma da residenti e ogni città ha la sua
popolazione podistica tipica come i londinesi che corrono al lavoro
con gli zainetti, i newyorkesi che combattono il sovrappeso o le
splendide podiste di Copenhagen che corrono per diventare ancora più
splendide. Si cercano gli spazi verdi o i perimetri delle acque,
lungo itinerari chilometrati o segnati in terra dai fanatici delle
ripetute, anche se vale sempre la pena di fare una piccola deviazione
per passare, correndo a tutta, attraverso piazze imperiali o viottoli
storici, schivando turisti e congress men. Dopo Bruxelles, Londra,
Roma, Strasburgo, Copenhagen, New York, Vienna, Madrid, Montreal,
Parigi, … ora anche Berlino ha assaggiato le suole delle mie scarpe
e il mio abbraccio sudato.
Berlino è piatta. Talmente
piatta che il fiume locale, lo Sprea, non sa bene da che parte
andare. Io, come lui, vago un po' a caso cercando il parco. L'assenza
di verticalità mi fa perdere l'orientamento ma il Tiergarten è così
grande che ci vado a sbattere comunque. Si corre abbastanza bene nel
Tiergarten, grande spazio verde, anche se è un po' troppo piatto
(l'ho già scritto?) ed è attraversato da strade di scorrimento che
interrompono il mio incedere veloce. Il parco arriva molto vicino
alla porta di Brandeburgo che è opportuno attraversare di corsa
sotto l'arcata centrale per aggiungere una ciliegina imperiale sulla
torta. Nel parco, la mattina, l'irrigazione a pioggia offre un
ulteriore divertimento e occasione per rinfrescarsi. Non c'è bisogno
di cercarla. Nel mio breve giro, ho fatto almeno 5 belle
docce. Non ci sono molti podisti da sfidare. A Berlino vanno tutti in
bici, maschi e femmine di qualsiasi età, vestiti sportivi, da spesa
o da ufficio e tutti – sportivi, casalinghe, impiegati, … – si
divertono a sopraggiungere silenziosamente da dietro per sfiorare i
pedoni sui marciapiedi. Per un punto di vista più propriamente
berlinese, la prossima volta, anch'io sarò ciclista e anch'io
sfiorerò i passanti. Sono bravo in questo, mi allenavo a Pisa
quand'ero studente. Anche senza mani. Ma intanto corro.
Berlino è la città della
libertà. L'unica che io abbia visto in cui si accede alla metro e a
tutti i mezzi pubblici senza rondelle o barriere. Non ho visto
neanche un controllore. La polizia c'è ma è una presenza discreta;
credo che la memoria del nazismo e della Gestapo, rinfrescata grazie
alla Stasi, abbia lasciato una voglia di libertà che supera gli
egoismi e ogni cosa che somigli ad un muro divisorio, reale o
figurato, è ridotto in briciole. Si vedono coppie omosessuali
felici, spacciatori gentili, attraversamenti stradali autogestiti,
bici dappertutto. Io intanto corro.
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