Ci sono delle “ragioni
per fare sport” che si scoprono facendolo e altre che si scoprono
quando si smette. Il gusto della birra l'ho
sentito crescere con l'allungarsi delle corse e scemare ora che ho
smesso.
Nel corso di una gara o
di un allenamento di lunga durata, durante le prime ore si può bere
di tutto: sali, coca, perfino acqua. Dopo un paio d'ore, i sali
diventano nauseabondi. Fra la terza e la quinta ora, anche la coca
risulta troppo dolce e facendo esplodere le borracce, si appiccica ai
peli in modo disgustosamente promiscuo. L'acqua va giù, si spruzza
sulle ascelle e va giù, ma à poco nutriente. Non rimane che la
birra che, invece, diventa sempre più buona. E non dev'essere quella
cruda di san daniele o del monastero dei padri della fonte del
miracolo meraviglioso … anche l'ichnusa da macchiareddu martire
diventa squisita; anche se non è fresca, perfino quella al limone!
Il leggero tono alcolico risulta sia nutriente che leggermente
anestetico: benedetto intontimento. L'immaginazione proietta,
sull'osso frontale interno, tuffi in piscine piene di birra
freschissima e di ragazze in bikini che ridono perché le bollicine
fanno loro il solletico all'ombelico … . Non basta fare footing; è
un livello di coscienza che si raggiunge solo intorno al 50esimo km e alla quinta birra.
Ora, sono tornato come
prima di correre; la birra dev'essere fresca, di qualità, e cerco di
evitare di fare bagni dentro di essa.
Per ritrovare il vero
gusto della birra, non basta il footing; bisogna fare SPORT!
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