Festa, sole, musica, sorrisi. Tre anni
fa era un coro di claxon, quest'anno ho sentito solo una signora
lamentarsi: “ma dimmi tu se devono bloccare una città per questi
...” L'aggettivo qualificativo, per fortuna, si è involato, sfumando nella distanza.
L'anno scorso, come 3 anni fa, avevo
diritto a partire nella griglia dei VIP, gli anni pari invece mi
mettono nella gabbia dei polli. Siamo tantissimi, tremila dicono, e
decido di ingrigliarmi subito, quasi senza riscaldamento, per poter
partire in buona posizione. Dalla gabbia provo a chiedere noccioline
ai visitatori ma non capiscono la mia mimica scimmiesca.
Si parte. Soffro un po' la mancanza di
riscaldamento ma la posizione è perfetta e riesco a correre subito
al mio ritmo senza ostacoli. Poco avanti a me c'è Alice Capone,
fortissima triatleta che ha concluso la mezza di Uta in 1h24. Va al
ritmo giusto e decido che sarà il mio riferimento; un gran bel
riferimento, il che non guasta.
Il piano di restare regolarmente sotto
i 4' al km naufraga anche questa volta già al decimo chilometro.
Provo a reagire: “adesso aziono la spinta di piede e riparto”; al
settimo km mi era riuscito ma ora sono rigido e resto lì. Alice si
allontana in avanti anche se non uscirà mai dalla portata dei miei radar.
Al poetto c'è musica dal vivo per noi!
Il primo gruppo suona un classico garage rock che mi fa venire un
brivido e staccare dal suolo per qualche metro ma dura poco, atterro
e il brivido si trasforma in sudore freddo. Il lungo poetto continua,
bello ma un po'etto lungo. Il tempo si ferma. È più noioso della
formula uno. Situazione di stallo; non succede niente, nessun
sorpasso; si guadagnano o perdono frazioni di secondo al chilometro.
Comincia il gioco al massacro. Foto di Roberto Puddinu |
Per fortuna arriva il giro di boa, si entra nel parco delle saline e
posso cominciare il conto alla rovescia; ai meno 5 si può aumentare
il livello di sofferenza perché si sa che finirà. Si trae forza
vedendo altri che soffrono di più. Comincia il gioco al massacro, la
mia specialità. Bluffo nascondendo la mia fatica e supero gli atleti
in crisi senza nessuna pietà. Ad un chilometro dalla fine una breve
discesa fa da trampolino di lancio per la progressione finale. Metto
nel mirino gli atleti avanti a me e l'ingresso allo stadio mi coglie
quasi di sorpresa. Gli ultimi 300 metri sono sulla pista di atletica
del campo CONI, il traguardo è in fondo al rettilineo opposto
davanti alla tribuna piena di pubblico e la pista celeste ci guida
verso di esso evocando la grande atletica vista in tv. Ho già usato
tutta la resistenza negli ultimi 5 km e, dopo l'ulteriore
accelerazione dell'ultimo chilometro, penso di avere già dato tutto
ma lo stimolo è irresistibile e dopo un'ultima esitazione decido di
tirare fuori l'anaerobico dall'impermeabile per esibirmi in uno
sprint “regale” percorrendo gli ultimi 200 metri in 38 secondi,
un tempo inferiore al record mondiale dei 400. Van Niekerk non mi
avrebbe doppiato! Riesco anche a superare 3 o 4 atleti, fra cui Alice
e, lo scoprirò solo dopo, il quarto della mia categoria! Finisco in
un'ora e 24, poco più di un minuto in meno rispetto ad Uta.
L'operazione di recupero velocità è riuscita solo parzialmente e ho
corso bene solo a sprazzi ma il finale mi ha riempito di
soddisfazione.
Lo sprint - foto di Bianca Figus |
Sacchettaro perfetto, anche questa
volta riesco a cogliere l'ultimo posto buono per il sacchetto, grazie
allo sprint e al fatto che il primo atleta della mia categoria, il
fortissimo Gabriele Carta, è rientrato fra i primi dieci assoluti
lasciando così un posticino per me sul terzo gradino del podio.
Podio virtuale, a dire il vero, visto che le premiazioni sono
ridotte alla consegna dei sacchetti in un sottoscala; qualcuno si è
lamentato ma per noi sacchettari DOC la gloria è secondaria e conta
solo il contenuto del sacchetto, guarda caso un impermeabile.
L'ideale per noi esibizionisti. Adesso però mi servirebbe un po' di
biancheria: mutande, canottiere e calzini senza buchi. Odio fare
shopping ma la situazione sta diventando seria e quindi spero di
vincerla alla prossima gara. Speriamo, se no mi tocca scrivere una
letterina a riguardo a Babbo Natale.
Anche se è un tema che mi sta a cuore,
non posso finirla parlando di mutande bucate.
Tutti coloro che ancora si lamentano
della chiusura del traffico dovrebbero vedere gli splendidi sorrisi
delle atlete, da quello radioso di Claudia, la vincitrice, a quelli stanchi
ma pieni di soddisfazione e felicità delle ultime arrivate. Cagliari
respira e riempie il cuore.
sprint royal - foto di Arnaldo Aru |
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